Fiume Nocella, il decalogo dell’Arpa contro il degrado M5s: «Colpa dell’incapacità di chi ha amministrato»

Il compromesso stato di salute del fiume Nocella, così come del suo affluente Puddastri, che attraversa diversi Comuni, da Terrasini a Partinico, Trappeto e Montelepre, e che puntualmente vomita sulla spiaggia di San Cataldo tutti i rifiuti abbandonati lungo il loro corso, spinge in campo adesso anche l’Arpa, che ha divulgato un mini decalogo per fermare il degrado

L’obiettivo è uno solo: tentare di mettere una volta e per tutte la parola fine all’inquinamento del corso d’acqua, soggetto già dagli Ottanta a sversamenti illeciti. Un vademecum indirizzato proprio a quei Comuni che insistono sul fiume: Trappeto, Borgetto, Terrasini, Giardinello e Montelepre. All’Arpa e ad altre autorità preposte alla tutela dell’ambiente avevano scritto di recente i deputati 5 Stelle Antonio Lombardo (Camera) e Luigi Sunseri (Ars), proprio con l’intento di accendere i riflettori sullo stato di degrado del fiume.

«La risposta dell’Arpa – dicono i due parlamentari – non fa che confermare quello che sapevamo. In termini di depurazione dei reflui dobbiamo fare grandi passi avanti, non a caso, per questo, l’Italia è finita in procedura di infrazione europea, cosa che ci costringerà a pagare una sanzione forfettaria di 25 milioni, oltre che una penalità di 30 milioni per ogni semestre di sforamento. Da troppi anni – proseguono i deputati – questa fascia di territorio è stata vittima dell’incapacità di chi ha amministrato, è ora di dire basta. Ciascuno faccia la propria parte, noi faremo la nostra, per questo interesseremo della vicenda il ministro Costa e il commissario nazionale per la depurazione Rolle».

Nella lettera inviata ai Comuni e agli assessorati del Territorio ed Ambiente e dell’Energia, l’Arpa evidenzia l’applicazione da parte dei Comuni di «improprie e scorrette procedure» e li invita ad un impegno diretto che si sostanzia in dieci punti. Al primo posto c’è quello di verificare l’effettivo e corretto recupero o smaltimento dei fanghi di depurazione prodotti dai propri impianti; segue a ruota attuare una continua e costante vigilanza sulla gestione dei propri impianti di depurazione, e poi  collettare all’impianto di depurazione i tratti fognari sversanti direttamente nel fiume. Il quarto punto dice di rivedere le eventuali autorizzazioni allo scarico degli insediamenti abitativi, artigianali ed industriali, mentre al quinto di accertare la presenza di sbarramenti e opere di presa abusiva.

Si prosegue con il sesto punto, quello di rendere accessibili le sponde del fiume per poter identificare la provenienza di eventuali immissioni abusive, e al settimo con l’aumento della vigilanza e la prevenzione sul territorio. E ancora, informare la popolazione sui costi per la manutenzione ed il risanamento del fiume; valutare l’ipotesi di un recupero ambientale per tratti del fiume, asportando i materiali antropici illecitamente depositati; infine mettere in atto ogni azione di salvaguardia dell’integrità ambientale per tratti di fiume, e procedere alla definizione delle modalità di azione con gli enti preposti.

Redazione

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