Un altro pacco bomba, un altro falso allarme. Intorno alle 12 di stamattina gli artificieri sono tornati alla Posta centrale di via Etnea, richiamati dalla segnalazione di alcuni passanti che hanno visto un plico abbandonato sulla buca delle lettere. Circolazione bloccata, cittadini curiosi fermi davanti ai nastri delle forze dell’ordine, e robot detonatore del nucleo artificieri dei carabinieri pronto a entrare in azione. Per far esplodere il sospetto ordigno, che anche stavolta si è rivelato essere inoffensivo. Era un Dizionario enciclopedico dell’informazione del 1977, voluminoso, certo, ma non pericoloso.
Con questo, il conto dei finti pacchi bomba sale a quattro, dal 22 maggio a oggi. In origine era stata la telefonata anonima che annunciava la presenza di esplosivo all’interno del palazzo dell’Azienda sanitaria provinciale di Catania, tra via Vito Bernardo e via santa Maria la grande. Gli artificieri avevano bonificato il primo e il secondo piano della struttura e avevano verificato che l’area era priva di pericoli. Poi era stata la volta del libro di agraria, ancora una volta a pochi passi dalla villa Bellini. Un allarme che, per dinamica e svolgimento, è in tutto gemello a quello di oggi, con la sola differenza della materia trattata dal testo fatto brillare dagli artificieri. Infine, all’inizio di giugno, c’era stato il trolley grigio abbandonato sulle scalinate di un seminterrato in via Zaccà. Pure in quel caso, l’intervento dei corpi specializzati dell’Arma aveva evidenziato che si trattava di un oggetto vuoto, abbandonato in mezzo alla strada dai proprietari che volevano disfarsene.
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