L’emergenza Nord Africa è finita. A stabilirlo è una circolare del ministero dell’Interno datata 18 febbraio che annuncia la chiusura del periodo di emergenza umanitaria e riporta i centri di accoglienza italiani verso una gestione ordinaria. Dal regime emergenziale affidato alla Protezione civile, che a partire da febbraio 2011 ha affrontato l’ondata di profughi in arrivo dalla Libia, ora la direzione dei centri passa per competenza alle rispettive prefetture. E le direttive indicate dal Ministero ne stabiliscono i passaggi principali.
Sono riportate, infatti, «misure per favorire percorsi di uscita», ovvero agevolazioni statali per semplificare l’integrazione dei profughi che dovranno lasciare le strutture ospitanti ed diventare autonomi. Tra queste anche la possibilità di un contributo economico per il «rimpatrio volontario», qualora volessero tornare nel loro paese. O ancora linserimento all’interno delle strutture Sprar, il sistema di accoglienza destinato a tutti i richiedenti asilo e i rifugiati politici. Senza dimenticare uno dei passaggi più importanti: la richiesta del permesso di soggiorno umanitario con validità un anno e a cui si aggiunge il cosiddetto «titolo di viaggio», un documento che funge da passaporto per il migrante sotto protezione.
Un piano, questo, che le prefetture italiane attueranno a partire da domani. Con eccezione per la sezione del Cara di Mineo e poche altre. Il motivo? L’ingente carico di lavoro da smaltire. Così per gli oltre 1500 profughi che da due anni ormai vivono dentro il centro di accoglienza etneo, la scadenza emergenziale si sposta di quattro mesi. Molti di loro, infatti, attendono ancora il rilascio del permesso di soggiorno che, nonostante dovrebbe arrivare entro venti giorni dalla richiesta, ha tempi molto più lunghi.
Per quanti risiedono al Cara, quindi, l’emergenza non può dirsi del tutto conclusa. E, fin quando saranno bisognose di protezione, resteranno all’interno del centro. Arriva quindi una proroga che darà tempo fino al 30 giugno e permetterà a quanti non hanno ancora richiesto il permesso di soggiorno umanitario di farlo. E a chi attende da mesi, di ottenere il documento. Solo allora i residenti di Mineo saranno nelle condizioni di uscire dal sistema di protezione e lasciare la struttura.
Diversamente andrà, invece, per quanti in questi due anni non ce l’hanno fatta ad adattarsi e hanno abbandonato il centro di accoglienza. Una piccola percentuale di persone che, pur rientrata successivamente al Cara, risulta ora tagliata fuori dal sistema di protezione e potrebbe non poter usufruire delle attuali agevolazioni ministeriali. Tra queste il contributo di 500 euro per la copertura finanziaria del fabbisogno di ognuno che – come riportato nella circolare – è stata pensata «al fine di regolare le modalità di uscita dalle strutture di accoglienza».
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