Finanziaria, polemica Lega-Ardizzone sui 300 milioni «È una piccola parte dei fondi trattenuti dallo Stato»

Scoppia la polemica dopo la decisione del consiglio dei ministri di erogare 300 milioni da parte dello Stato nei confronti della Regione siciliana nell’ambito della finanziaria. Fondi che permetteranno il pagamento degli stipendi dei dipendenti. «Trecento milioni alla Sicilia per pagare stipendi ai forestali e ai precari. Ora basta, ogni anno è una strenna natalizia per questa Regione governata da incapaci», tuonano in una nota i senatori leghisti Sergio Divina Nunziante Consiglio. Parole definite come «falsità» dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone

I fondi, come precisato dal direttore generale Salvatore Sammartano, non fanno parte di un nuovo prestito. «Si tratterebbe di risorse derivanti da imposte sul reddito di siciliani, incassate però dal governo nazionale», ha spiegato Sammartano. Duro l’attacco di Ardizzone: «Si avvii un’operazione verità sui conti e si scoprirà che i 300 milioni di cui straparlano i due leghisti è solo una piccolissima parte delle risorse che in decenni lo Stato ha trattenuto alla Sicilia, per risanare il debito pubblico nazionale, anche dei veneti. Un prelievo forzoso – precisa il presidente dell’Ars – certificato proprio di recente dalla Corte costituzionale e dalla Corte dei conti».

Secondo i due senatori, però, i 300 milioni potrebbero essere destinati ad altro. «Se Renzi, Crocetta e Faraone credono di prorogare in eterno questo vero e proprio Piano Marshall sappiano che non lo permetteremo. Quei soldi siano indirizzati alle popolazioni venete colpite dalla tempesta perfetta (la tromba d’aria che lo scorso mercoledì si è abbattuta sul Veneto causando ingenti danni, ndr) che ha distrutto interi territori». «I leghisti hanno ormai superato ogni limite – replica Ardizzone – prima facevano politica sfruttando le disgrazie altrui, adesso anche le proprie». E conclude: «I due senatori pensassero al Veneto, regione in cima alla classifica per evasione fiscale e alle tante multe che l’Italia è stata costretta a pagare all’Unione europea per lo sforamento delle quote latte da parte degli allevatori veneti».

Redazione

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