Una parte della Finanziaria della Regione Sicilia è stata impugnata dal governo nazionale. Si tratta della previsione di usare i Fondi per lo sviluppo e gli investimenti per le spese correnti anche nel 2016 e 2017. La possibilità di destinare queste risorse per l’anno in corso era stata data da Roma, che però, non intende estenderla per gli anni successivi. «L’autorizzazione ad usare queste risorse per il 2015 – ha spiegato il sottosegretario Davide Faraone, che sta seguendo il delicato nodo dei conti regionali per il governo Renzi – è stata un’eccezione concordata dal governo nazionale soltanto in via d’emergenza. Mai più potrà accadere che risorse pensate per le nuove generazioni possano essere utilizzate per finanziare sprechi della Regione Sicilia».
Per far quadrare i conti, Faraone ha annunciato che il consiglio dei ministri ha dato il via libera per l’erogazione di 300 milioni da parte dello Stato nei confronti della Regione. «Non si tratta di un nuovo prestito», precisa il direttore generale Salvatore Sammartano, che sottolinea come «avevamo messo in conto questi 300 milioni condizionandoli all’assenso dello Stato. Si tratterebbe infatti di risorse derivanti da imposte sul reddito di siciliani, incassate però dal governo nazionale. «È un’occasione per tornare a trattare con lo Stato – commenta l’assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei – Sapevamo già che per il 2016 e 2017 il Cdm avrebbe impugnato la legge di stabilità. Abbiamo utilizzato a copertura le somme del fondo di sviluppo e coesione per la spesa corrente, pur sapendo che non potevano essere utilizzate, ma non c’era altra soluzione». Guardando alla finanziaria 2015, Baccei rassicura: «Per il 2015 non c’è nessun problema, anche alla luce delle rassicurazioni sullo sblocco nei prossimi di circa 300 milioni di euro per forestali, Pip, comuni e province. Già lunedì è in programma un incontro».
«Il riconoscimento di questi 300 milioni – ha sottolineato il sottosegretario Faraone – segna un risultato importantissimo: la Regione avrà le risorse per pagare gli stipendi ai dipendenti e i 300 milioni consentiranno di incrementare in maniera strutturale le entrate. Rappresentano un primo passaggio di un percorso che dovrà portare ad una revisione completa degli accordi economici tra Stato e Regione. Se la Sicilia proseguirà in questo cammino virtuoso sarà possibile risanare completamente i conti e prendere il treno della ripresa».
Quindi il referente del premier in Sicilia ha ricordato come «le difficoltà del 2015 della Regione nascono da un operazione di trasparenza sui conti: finalmente si è interrotta la prassi di gonfiare le entrate creando debito sulle spalle dei cittadini. Coraggiosamente – ha continuato – si è rotto con il passato cercando altrove le risorse. Si è impostata una politica di rigore che si è concretizzata con la legge regionale di stabilità 2015, con cui la Sicilia ha riguadagnato credibilità a livello nazionale». Quindi ha parlato delle previsioni sulle entrate per il 2015: «Secondo le previsioni condivise con il governo centrale – ha detto – dovrebbero aumentare di circa 600 milioni tra Iva, Imposta sui redditi di persone e società. Questo significa un aumento delle entrate tributarie pari a oltre il 5 per cento. Alle entrate ordinarie vanno poi aggiunti altri 800 milioni di entrate straordinarie: 200 come quota dei 300 dell’accordo e 580 di restituzione di importi trattenuti alla fonte nel 2014».
Ma, in attesa di conoscere con più precisione i contenuti dell’impugnativa, l’opposizione di centrodestra definisce «parecchio inesatti» i conti fatti da Faraone sulle risorse che arriveranno nelle casse della Regione in quest’anno. «Da studi fatti dal Dipartimento Economia di Forza Italia – ha affermato Marco Falcone, capogruppo azzurro all’Ars – abbiamo rilevato che in Sicilia tra gettito Iva e Irpef vi sarà un minore gettito di circa un miliardo di euro. Il Pd smetta di litigare, soprattutto perché ha una doppia responsabilità di Governo nazionale e regionale, s’impegni, invece, a trovare soluzioni concrete ed efficaci».
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