Il finale è movimentato, ma si può dire che su palazzo dei Normanni torna a calare una parvenza di armonia dopo l’approvazione della Finanziaria e del Bilancio, arrivate dopo una giornata apparsa a tratti interminabile, tra trattative serrate e addirittura tre maxiemendamenti, a loro volta subemendati dopo i tagli e le correzioni da parte della presidenza, che hanno ridisegnato parte degli articoli del documento. Mattatore della maratona per l’approvazione è Gaetano Armao. Non solo è il deus ex machina della finanziaria, risponde a ogni chiarimento – e sono tanti – di un’Assemblea regionale che quel documento non ha avuto fino in fondo modo di valutarlo e capirlo, visto il mancato passaggio dalle commissioni, ma ha retto l’Aula da presidente della regione in vece di Nello Musumeci, che si è limitato a un veloce passaggio in sala d’Ercole durante uno solo dei giorni di lavoro. E ha risposto colpo su colpo anche alle scaramucce politiche di un centrodestra in fibrillazione costante e di un presidente dell’Assemblea, Gianfranco Miccichè, che è sempre avversario ostico, su tutti i fronti.
Dopo le lunghissime sospensioni che hanno caratterizzato mattina e pomeriggio, si entra nella fase calda dopo le 20. L’Aula si popola, i lavori riprendono. E si parte subito con un segnale di distensione da parte del governo: l’assessore con delega ai Rapporti col Parlamento, Toto Cordaro comunica a Miccichè che «per tutti gli emendamenti, sia il governo che la commissione si rimetteranno all’Aula». Una mano tesa che il presidente dell’Ars coglie al volo. «Questa è l’ultima Finanziaria di questa legislatura – dice – Ho sempre cercato di trovare soluzioni d’accordo, perché credo che la Finanziaria sia l’espressione massima, anno dopo anno, del lavoro che fanno governo e parlamento. Spesso ci siamo riusciti, non sempre, abbiamo fatto anche dei casini, ricordo i famosi collegati che collegati non erano, ma credo che questa legislatura, nonostante quest’ultimo periodo, non si può dire che sia stata di grandissimi scontri. Se posso dare un suggerimento per questi ultimi sei mesi al governo è quello di considerare il parlamento non come elemento estraneo alla politica, ma come elemento fondante della politica, perché senza il parlamento verrebbe a sparire la democrazia, che qualcuno definisce terribile, ma è il meglio che abbiamo trovato finora. Questa comunicazione credo che debba essere letta come un atto di intelligenza ed educazione istituzionale, cosa che valuto enormemente bene, perché spesso tra istituzioni è la mancanza di educazione quella che causa scontri».
Si passa al voto, subemendamento per subemendamento. E si inizia dal Maxi2, il maxiemendamento delle opposizioni, firmato da Pd e Movimento 5 Stelle, che viene illustrato dal segretario regionale dei Dem, Anthony Barbagallo. «Negli ultimi minuti abbiamo presentato un modificativo perché ci sono state alcune difficoltà sulle coperture. Sullo sport di base, al comma 1, troviamo assolutamente ingiusto come alcune categorie dello sport non siano soggette a congelamento della somma, mentre un congelamento del 40 per cento delle risorse tocca allo sport di base e alle piccole federazioni sportive. Abbiamo provato a dare un piccolo segnale in un momento difficile. Ci auguriamo che il governo in pochi minuti trovi la copertura altrimenti saremo costretti a votare il nostro emendamento. Raschiando il fondo del barile abbiamo trovato 350 mila euro, il governo potrebbe metterci il resto». Il governo accoglie l’appello. Il Maxi2 viene rapidamente approvato e c’è anche spazio per recuperare centomila euro per dare respiro al Comune di Caltanissetta, che si trova in difficoltà. Sia il governo che l’opposizione, infatti, hanno inserito nei propri maxiemendamenti un comma che riguarda un impegno di spesa per l’istituto Gramsci di Palermo, per cui uno dei due doppioni – non prima essersi confrontati con il presidente del Gramsci -.
Passa anche il Maxi1, il maxiemendamento a trazione parlamentare della maggioranza, emendato per l’occasione al fine di rientrare nell’importo, il disavanzo era di circa sette milioni di euro. Al documento manca stavolta la firma di Riccardo Savona, forzista e presidente della commissione Bilancio che ritira l’appoggio «dopo avere riscontrato imprecisioni». Imprecisioni che invece abbondano nell’emendamento del governo regionale, su cui la discussione è più accesa. Tanti i punti salienti sul tavolo, dalle stabilizzazioni del personale dei gruppi parlamentari a diversi altri aggiustamenti. E passa. L’ultimo scoglio è quello della votazione finale del testo complessivo e di alcuni emendamenti, in particolare dal 13 in poi, ma anche qui, nonostante diverse discussioni, il clima è sereno e si giunge a un risultato sperato.
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