Filaga, un simbolo che non va rovinato

Forse sulla stage di formazione politica di Filaga, organizzato dalla Libera università della politica, non siamo stati molto chiari. Magari, come ha scritto qualcuno nei commenti all’articolo che abbiamo pubblicato ieri, l’ironia ha finito col prendere il sopravvento su tutto il resto. Torniamo sull’argomento per quache precisazione.

Innanzitutto il luogo. Filaga era – per quello che abbiamo sempre saputo – uno del luoghi dell’infanzia di Padre Ennio Pintacuda, che per tanti giovani della Palermo degli anni ‘70, ‘80 e ‘90 è stata una figura importante. Ma Filaga era diventata anche il simbolo di una Sicilia – di una politica siciliana – che portava il dibattito culturale e politico anche nel cuore dell’Isola: in quelle zone interne da sempre abbandonate.

Non bisogna dimenticare che gli anni ‘80 e gli anni ‘90 sono stati tempi in cui, in Sicilia, si parlava – in molti casi con il gusto della passione politica – del rilancio economico e sociale delle aree interne dell’Isola. L’Assemblea regionale siciliana ha approvato anche una legge e, se non ricordo male, anche altri provvedimenti sparsi qua e là. Niente di organico, a parte la citata legge, in buona parte rimasta lettera morta. (sopra, Padre Ennio Pintacuda, foto tratta da cittaduepuntozero.it)

Direte: che c’entra questo con Filaga? C’entra, perché centinaia, forse migliaia di persone, tra la fine di agosto e i primi di settembre, ogni anno, si catapultavano nel centro della Sicilia. Non erano solo siciliani: perché Filaga era diventata il luogo dove si dibattevano grandi tempi di politica nazionale e mediterranea.

Filaga, in parole semplici, era diventata, tra le altre cose, la testimonianza che le aree interne della Sicilia avrebbero potuto puntare sulla rinascita partendo proprio dalle attività culturali. (a destra, foto tratta da magaze.it)

Per questo, ieri, leggendo il nome di Filaga e, poi, la precisazione che si manteneva il nome, trasferendo a Palermo le manifestazioni, abbiamo rivisto la solita Sicilia che privilegia le coste (in molti casi per trattarle pure male: ma questa è un’altra storia) a scapito delle aree interne. Un errore, a nostro modesto modo di vedere.

Poi c’è il merito dell’iniziativa. Filaga era – o provava ad essere – il luogo della politica italiana che si rinnovava. C’era la voglia di cambiamento. E c’erano gli esempi. C’era l’esperienza di Leoluca Orlando a Palermo che, pur con qualche contraddizione (Orlando, è inutile negarlo, non si è mai liberato del tutto dalle ‘scorie’ democristiane: ancora oggi – anche se in misura inferiore rispetto al passato – ne porta i segni), imprimeva discontinuità rispetto a un passato non proprio esaltante (anzi). E c’erano altri simboli: a cominciare da Antonino Caponnetto, ma anche Carlo Palermo, Giuseppe Galasso, Franco Piro, Letizia Battaglia con le sua magiche fotografie e via continuando con altri personaggi. Con in testa, ovviamente, Padre Pintacuda e Leoluca Orlando. (a sinistra, un’immagine di Prizzi, il paese al quale fa capo la contrada di Filaga, foto tratta da magaze.it)

Erano uomini e donne con storie importanti. Erano esempi. Se vogliamo, anche guide. E oggi? Nulla da dire, lo ripetiamo, su Michelangelo Salamone e su Giacomo Greco, persone pr bene che stimiamo e rispettiamo. E nulla da dire sull’amico Pasquale Hamel. Ma, insistiamo: se questo appuntamento deve mantenere lo spirito di Filaga, che cosa c’entrano due assessori regionali di un Governo ribaltonista? Di un Governo regionale che, peraltro, ha provocato danni enormi alla Sicilia sotto il profilo economico, sociale e istituzionale?

E che dire, poi, del sottosegretario alla Salute, Adelfio Elio Cardinale? Sottosegretario del Governo Monti. Cioè del Governo delle banche che sta facendo macelleria sociale. Che cosa centrano questi personaggi con Filaga?

Ci dispiace: ma il nome di Filaga non può essere associato a quello del Governo Monti e del Governo Lombardo. Per mille motivi.

C’è di più: a Filaga il dibattito politico era sempre di alto profilo: ed era sempre equilibrato. In questo caso, scorrendo la lista degli invitati (alcuni proprio impresentabili…) si nota una netta prevalenza di soggetti di una sola parte politica: quella, guarda caso, che dovrebbe sostenere la candidatura di Rosario Crocetta alla presidenza della Regione. E questo è un altro errore da parte degli organizzatori.

Avete dei dubbi sul fatto che Crocetta sia il prolungamento dell’esperienza – a nostro avviso, lo ripetiamo, devastante – del Pd siciliano nella giunta Lombardo? Non vi dicono nulla i nomi di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia? Sono i politici che hanno sponsorizzato gli assessori regionali che sono stati invitati. Ma sono anche – Cracolici e Lumia – i personaggi che hanno tagliato la strada a Rita Borselllino per difendere i loro affari nella giunta Lombardo, facendole perdere le elezioni primarie del centrosinistra di Palermo. Politici che oggi, non per caso, sostengono Crocetta.

Se non abbiamo capito male, in sostegno di Crocetta, che noi consideriamo peggiore di Cracolici e Lumia, ci sono pure gli uomini di Confindustria Sicilia, personaggi che predicano bene ma razzolano male. (sopra, foto tratta da cittaduepuntozero.it)

Insomma, una bella ‘frittata’: uno zibaldone di trasformismo politico, di opportunismo, di affarismo e di altri ismi che risparmiamo ai lettori.

Per concludere: questa manifestazione, così come è stata organizzata, non funziona. Se ci siamo permessi di farlo notare, ebbene, è perché anche noi, nel passato, ci siamo trovati a passare dalle parti di Filaga. Ma – ce ne rendiamo conto – erano altri anni. E – a quanto pare – altre compagnie.

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Foto di prima pagina tratta da mobilitapalermo.org

 

 

Giulio Ambrosetti

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