«Un Festino fatto da palermitani per i palermitani». Ancora una volta c’è tutta la storica commistione tra sacralità e pagano nella celebrazione del 393esimo Festino di Santa Rosalia, la processione lungo il Cassaro del carro della santa patrona di Palermo. E lo spettacolo non ha deluso le migliaia di persone che hanno scelto di sfidare il caldo di luglio per assistere all’evento dell’anno per il capoluogo di regione. Un evento all’insegna della leggerezza, parola d’ordine di questa edizione secondo il sindaco, Leoluca Orlando e il direttore artistico Lollo Franco, che ben si è rispecchiata nel carro. L’opera realizzata dai ragazzi del liceo Catalano, infatti, nella sua semplicità disarmante, ha convinto tutti. Rosalia ha disceso corso Vittorio Emanuele verso il mare a bordo di una nave candida e illuminata dall’interno. Niente fronzoli o complicate simbologie da interpretare: un vascello adornato solo dalle rose e dalla luce che quest’anno ha messo d’accordo tutti.
E ha convinto anche la narrazione in musica della vita della Santa, andata in scena nello spiazzo di Palazzo dei Normanni. L’opera in dialetto, che a detta di Franco sarà esportata nei teatri internazionali, si è rivelata una sorta di Notre dame in chiave palermitana, con Roberta Azzarone nei panni di Rosalia e il supporto di videomapping e degli acrobati. Acrobati che hanno tenuto turisti e cittadini con il naso all’insù anche ai Quattro canti, mentre alla Cattedrale sono stati intrattenuti da uno spettacolo di zampilli d’acqua danzanti. È stato anche il primo Festino dell’epoca del terrore, con grosse barriere anticamion in cemento lungo tutto il percorso, come accade ormai da qualche mese in occasione degli eventi pubblici dove è previsto un grande afflusso di persone.
Emozionato persino Orlando, uno ormai abituato al rito di piazza Villena, quando il primo cittadino compie l’invocazione alla Santuzza urlando per tre volte «Viva Palermo e Santa Rosalia». Rituale che il sindaco ha voluto ripetere anche una seconda volta. Nessun discorso, a differenza dello scorso anno, quando sul carro è salito anche l’arcivescovo Corrado Lorefice, solo poche parole: «Mi emoziono come se fosse la prima volta. Palermo ti amo!». Il finale, come sempre, è stato sottolineato dai fuochi d’artificio sul lungomare del Foro italico, tra gli applausi di adulti e bambini e l’immancabile fumo delle griglie, i venditori di pannocchie e di acqua, le bancarelle di calia e simenza. Tutto secondo tradizione.
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