Ferrandelli a tutto campo, da Cuffaro a critiche al Pd  «Cinque Stelle non vincono, la partita è con Orlando»

«Cuffaro? Non sono condizionato e condizionabile». «I 5 Stelle non sono la forza preponderante, la partita è fra me e Orlando». «Il Pd? Ipocriti». «Quando presentiamo la lista con Forza Italia? Chiedete a Miccichè, io non ho mai posto veti sui simboli a nessuno». Ne ha per tutti Fabrizio Ferrandelli alla presentazione della quarta lista, Palermo al centro, a sostegno della sua candidatura a sindaco di Palermo. Anche questa, come Palermo prima di tutto, Coraggiosi Palermo e Per Palermo con Fabrizio, è una lista personale, che fa capo direttamente all’ex deputato regionale. Il logo rappresenta la sagoma di San Giovanni degli Eremiti.

Per le liste politiche c’è tempo. Prima il leader dei Coraggiosi ha dovuto affrontare la grana del simbolo «ma da domani non ne voglio parlare più, queste questioni ai palermitani non interessano». Anche se ammette tra le righe che la fuga in avanti di Forza Italia non gli è andata giù («Io sono sempre stato chiaro sui comportamenti: io non apprendo le notizie sulle affissioni dalla stampa ma parlo direttamente con le persone»), Ferrandelli scaccia i fantasmi di ipotetici «suggeritori» alle spalle del commissario azzurro Gianfranco Miccichè chiarendo di «non aver mai avuto dogmi né aver mai imposto veti sui simboli».

Decisiva a ricucire lo strappo con i berlusconiani anche l’opera di persuasione dell’ex governatore Salvatore Cuffaro, secondo alcuni deus ex machina della candidatura dell’ex dem. Cuffaro, in un’intervista a ‘Repubblica’ di stamattina, ha ammesso di «lavorare per Ferrandelli, che ha la stessa empatia che avevo io vent’anni fa» e di aver fatto da paciere sulla questione del simbolo di Forza Italia sui manifesti. «Non posso negare – dice il candidato sindaco – che Cuffaro mi abbia detto che le identità non vanno mortificate ma vanno ben distinte e che le forze politiche non devono rinunciare alla propria storia. Mi è sembrato un ragionamento convincente». Quanto alla simpatia del politico di Raffadali nei suoi confronti «è cosa nota».

Ideologie in crisi e bandiere che spariscono: pochi giorni fa l’avversario Leoluca Orlando ha presentato la lista con Pd, Ap e centristi con un artificio grafico che sancisce il compromesso tra il Professore e i democratici. Su questo punto il giudizio di Ferrandelli è tranchant: «Nella vita si deve scegliere se essere chiari e trasparenti oppure se ammucciare (nascondere in siciliano, ndr) le cose. Il mio ex partito camuffa le bandiere e per candidarsi con uomini di Alfano nasconde la propria identità. Hanno fatto una scelta di convenienza dopo cinque anni di opposizione in cui hanno attaccato questa amministrazione incompetente».

Va detto che anche con i suoi alleati il simbolo ha scatenato frizioni e incomprensioni ma «in queste ore abbiamo ritenuto corretto non mortificare in un gioco dell’ipocrisia le identità che concorreranno a questo progetto – si difende -. Sono contento di non essere stato co-autore di una grande mistificazione, che è quello che invece sta accadendo nel campo avverso». Insomma, come detto, il tempo delle ideologie è finito, «ora non contano più gli interlocutori ma il programma, le idee per cambiare la città. Sarà una partita molto risicata giocata sulla soglia del 40 per cento».

Una percentuale che non torna in quella che dovrebbe essere una sfida a tre: qualcuno chiede del Movimento 5 Stelle ma Ferrandelli non ritiene i pentastellati in grado di competere per il successo finale: «La proposta politica dei 5 Stelle la rispetto ma so che non è preponderante all’interno della città. La partita è con Orlando, la città si è polarizzata, anche in base a quanto dicono i sondaggi. Intendo i sondaggi seri, certificati e pubblicati sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri, compreso il nostro di cui si è tanto parlato. C’è anche chi vuole votare per rompere tutto, per spaccare tutto. Io li rispetto, ma non si può solo rompere, bisogna anche costruire».

Palermo al centro è composta, come le altre tre, da imprenditori, commercianti e professionisti. Tra i nomi inseriti ci sono Fabio Niosi, ex assessore ai progetti internazionali di Alto Nanay in Perù – «Un palermitano che viveva in Amazzonia ed era assessore in rappresentanza delle comunità, l’ho incontrato per alcuni progetti di cooperazione internazionale» –  Daniela Blandi, imprenditrice nel settore della ristorazione, Giuseppe Abbruscato, docente di informatica, Francesco Galifi, segretario nazionale Uil.Ca Banca Carige, Fabio Riccobono, ufficiale dell’esercito e psicologo, Paolo Fiore, rappresentante di prodotti alimentari. Alla conferenza stampa è sbucato anche Giuseppe Modica, negli anni Novanta vicino a Orlando, ex presidente della Gesap e che proprio Orlando a maggio 2013 nominò presidente dell’Amat al posto di Ettore Artioli.

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