Femminicidio Vanessa, la tragedia annunciata di Trecastagni  Il padre: «Servono strutture per curare gli uomini violenti»

C’è un girasole quasi appassito sul balcone, proprio davanti alla finestra della stanza di Vanessa Zappalà che ha le serrande abbassate come quelle di tutta la casa. E anche di quelle accanto. «Di tutte le stelle più belle, la più bella rimarrai per sempre tu», è la scritta su un lenzuolo bianco appeso alla parete della palazzina di Trecastagni. A guardarla da fuori, nella cittadina di poco più di undicimila abitanti la vita sembra scorrere normalmente. Eppure, al bar, per le strade e nella piazzetta principale non si parla che della 26enne uccisa, sul lungomare di Acitrezza, con sette colpi di pistola calibro 7,65 illegalmente detenuta dal suo ex compagno Tony Sciuto che poi è stato trovato impiccato a una cisterna in un terreno in contrada Trigona. Il suo cadavere è già stato restituito ai familiari dopo l’ispezione cadaverica e il nullaosta arrivato dalla procura di Catania. Sul corpo della ragazza, invece, è stata disposta l’autopsia.

Nell’attesa di potere celebrare
i funerali – la cui data non è ancora stata fissata – i familiari di Vanessa si sono rifugiati poco lontano dalla loro casa, in un cortile, sotto un gazebo per ripararsi dal sole. Su una sedia sdraio all’ombra c’è anche la madre di Vanessa, Antonella Lanzafame. L’unico ad avere la forza di parlare, però, è papà Carmelo. «Quella che stiamo vivendo è una tragedia che forse si poteva evitare – spiega a MeridioNews – ma lo Stato non ha le leggi giuste». Il suo è un dolore che non lascia posto all’egoismo. «Prima di mia figlia ci sono state altre vittime di femminicidio e il dramma è che ce ne saranno altre anche dopo. Non è finita qui». È in casa sua che la figlia aveva convissuto insieme a Sciuto e anche lui ha prima notato comportamenti allarmanti e poi accompagnato la figlia a denunciare. «Le misure non sono adeguate a proteggere le vittime – sottolinea Carmelo Zappalà – Gli uomini che arrivano a compiere un gesto del genere hanno problemi e c’è bisogno di strutture per curarli perché sono esseri umani. Se le cure non funzionano – aggiunge – allora vanno rinchiusi perché non si può permettere che facciano del male ad altre persone. Forse lui si è ucciso quando, con la mente più serena, ha capito cosa ha fatto. Raggiunto l’obiettivo di uccidere mia figlia, si è tolto la vita pure lui: niente tu, niente io». 

Adesso, resta da ricostruire come Sciuto abbia
raggiunto a colpo sicuro la vittima nel borgo marinaro di Aci Castello. Per questo sarà approfondito il contenuto del cellulare della ragazza. Per anni, il 38enne ha lavorato per una società di telefonia e potrebbe avere utilizzato la sua esperienza per sapere sempre dove si trovasse la sua ex. O, più semplicemente, anche dopo la denuncia, i domiciliari e il divieto di avvicinamento avrebbe continuato a pedinarla come testimoniano anche parenti, amici e vicini di casa. «Era una tragedia annunciata, si sapeva che sarebbe finita così perché non c’è una legge che protegge la donna in queste situazioni: lo Stato ha fallito per l’ennesima volta – dice a MeridioNews una signora che vive al piano terra della stessa palazzina della famiglia Zappalà – Qui ce ne siamo accorti tutti che la controllava a vista sotto casa e anche nel posto di lavoro». Il panificio Il panettiere di via Consoli avrebbe dovuto riaprire oggi dopo le ferie e, invece, è rimasto chiuso. Al cancello d’ingresso qualcuno ha lasciato una rosa bianca con la scritta ciao Vanessa. «Compro il pane qui tutti i giorni – dice una signora passata per lasciare un mazzolino di fiori là davanti – Quando tornerò, mi mancherà il suo sorriso dolce». 

Intanto,
il sindaco di Trecastagni Giuseppe Messina ha proclamato il lutto cittadino per il giorno dei funerali della 26enne. «Abbiamo deciso di sospendere tutte le attività estive per almeno sette giorni – annuncia il primo cittadino – Per questa sera, invece, abbiamo organizzato una fiaccolata in memoria di Vanessa». Sarà l’occasione per dedicare alla sua memoria la panchina rossa già installata nella piazzetta di fronte al palazzo comunale. «Tutta la comunità cittadina è rimasta scossa e profondamente colpita da questa vicenda – spiega il sindaco – perché era una figlia nostra, tutti l’abbiamo vista crescere e ne conoscevamo il valore. Di questa tragedia – conclude Messina – dobbiamo farne insegnamento per pensare a progetti che portino la tematica anche nelle scuole». 

Marta Silvestre

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