«Nicola Mancuso è l’assassino di Valentina Salamone. Da oggi, chiunque si azzardi ancora a provare a infangare la sua memoria e ad avanzare l’ipotesi del suicidio sarà denunciato». Ha la voce ancora provata dall’emozione l’avvocato Dario Pastore che da anni accompagna i familiari della 19enne uccisa in una villetta di Adrano nel luglio del 2010, mentre commenta a MeridioNews la sentenza della Cassazione che ha confermato l’ergastolo per l’unico imputato del processo per omicidio aggravato. «Dopo 12 anni questo verdetto conclude una prima fase ma adesso – aggiunge il legale – bisogna subito aprire il nuovo capitolo per arrivare anche all’individuazione di maschio 1. Noi – assicura l’avvocato Pastore parlando a nome della famiglia – non ci fermeremo».
La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’imputato che, il 19 aprile del 2021, era stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’assise di Catania che aveva confermato anche il verdetto nel primo grado di giudizio. Nel processo si erano costituiti parte civile i genitori, le tre sorelle e il fratello della vittima, l’associazione Telefono rosa e il centro antiviolenza di Catania Thamaia. Il legale della famiglia e il padre della vittima hanno assistito alla lettura della sentenza. Archiviato come suicidio, il caso è stato riaperto dopo l’avocazione delle indagini da parte della procura generale di Catania. Adesso la sentenza della Cassazione ha stabilito che la 19enne è stata uccisa dal suo ex amante che, già all’epoca dei fatti era sposato e padre di tre figli. Ad agire, però, non sarebbe stato solo: sul luogo del delitto, infatti, sono state trovate anche tracce di dna di un altro uomo di cui non è ancora stato estratto il profilo.
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