Femminicidio Cantarero, ricostruita la fuga di Spampinato Ripreso dalle telecamere. Il cellulare lanciato in strada

Tra Giovanna Cantarero e il suo assassino Sebastiano Spampinato ci sarebbe stata una relazione durata tre anni. Un rapporto «burrascoso» interrotto da poche settimane. Questo il retroscena nel femminicidio della 27enne uccisa la sera del 10 dicembre, poco dopo essere uscita dal panificio dove lavorava nella frazione di Lineri, a Misterbianco. La donna è stata freddata dal 31enne, arrivato a bordo di uno scooter e con il volto coperto da un casco. Spampinato, il cui cadavere è stato trovato questa mattina in un’abitazione in zona Campo di Mare, si sarebbe suicidato. I militari, negli ultimi giorni, erano riusciti a ricostruire buona parte dei movimenti compiuti dall’uomo nelle ore successive al delitto.

Il 31enne, che era sposato e lascia due figli minorenni, sul posto dell’agguato è arrivato a bordo di un Honda Sh di colore scuro. Lo stesso mezzo è stato successivamente rinvenuto dai carabinieri nell’abitazione della madre. In precedenza le telecamere lo avevano ripreso in via Fontanarossa, in direzione San Giuseppe la Rena, zona in cui abita la zia dell’uomo e da cui, conclusa la relazione con Cantarero, si sarebbe trasferito. Nel corso dell’indagine, gli investigatori hanno recuperato anche il cellulare di Spampinato: il 31enne lo aveva abbandonato a margine della carreggiata lungo lo stradale Cravone. Probabilmente un tentativo fatto per evitare di poter essere localizzato tramite i segnali satellitari. 

Dagli accertamenti sul passato di Spampinato si è scoperto, inoltre, che l’uomo era stato sottoposto a un controllo da parte delle forze dell’ordine insieme all’ex compagno di Cantarero, l’uomo con cui la donna ha avuto una figlia. Questo apparentemente sarebbe stato l’unico collegamento tra Spampinato e la vittima, anche perché – come riportato da una nota dei carabinieri – i familiari della donna «non hanno inteso fornire alcuna collaborazione, negando qualunque tipo di relazione della vittima con altri soggetti». 

La pressione degli inquirenti, anche attraverso numerose perquisizioni nei luoghi frequentati dall’uomo, hanno spinto Spampinato a cercare rifugio nel sottotetto di un’abitazione disabitata nel villaggio Campo di Mare. Ed è qui che la fuga dell’assassino di Cantarero si è interrotta, con l’uomo che ha puntato contro di sé la pistola. I carabinieri hanno sequestrato il bossolo e l’ogiva esplosi e una pistola marca Berretta con la matricola punzonata. Accanto al cadavere c’erano ancora due caricatori con 20 proiettili. Gli esami balistici accerteranno se si tratta della stessa arma con cui ha ucciso la 27enne. L’autorità giudiziaria ha disposto l’esame autoptico sulla salma dell’uomo.

Redazione

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