Un delitto atroce, annunciato. Per trent’anni Rosalia Garofalo ha vissuto con il suo aguzzino. Botte, minacce, suprusi di ogni genere. Tre le denunce presentate dalla donna, l’ultima ad ottobre ma che poi aveva ritirato. Rosalia aveva anche provato a fuggire da quell’orrore. Per un periodo aveva trovato riparo all’interno di una comunità che dà riparo alle donne vittime di violenza. Ma poi è tornata dal marito Vincenzo Frasilio, all’interno di quella villetta immersa nelle campagne di Mazara del Vallo, in via Calypso, dove mercoledì sera si è consumata la tragedia.
Una morte che forse poteva essere evitata. A nulla è servito il codice rosso, la legge sul femminicidio introdotta nel luglio scorso. L’unica procedura attivata per Rosalia sarebbe stata il richiamo orale da parte del questore. A dare l’allarme proprio il marito, che attorno alle 20.30 di mercoledì ha chiamato il 118 dicendo che la moglie stava male. Agghiacciante la scena che si è presentata davanti agli occhi dei soccorritori. Il corpo senza vita di Rosalia giaceva sul letto matrimoniale, ricoperto di ecchimosi. Sangue dappertutto.
Sul posto sono immediatamente arrivati gli agenti della squadra mobile di Trapani e del commissariato di Marsala, oltre al medico legale. La prima ispezione cadaverica ha confermato che Rosalia è stata picchiata selvaggemente per ben tre giorni senza ricevere alcuna cura. Il marito Vincenzo Frasillo, pregiudicato di 54 anni, durante l’interrogatorio ha ammesso di aver picchiato la donna ma solo lunedì. «Mi tradiva continuamente», è stata la giustificazione. Adesso si attende l’esito dell’autopsia per chiarire meglio le cause del decesso. Frasillo si trova invece rinchiuso nel carcere di Trapani a disposizione dell’autorità giudiziaria.
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