Fase due, il ritorno alla vita dei toelettatori per animali «È questione di igiene, assurdo equipararci a estetisti»

La fase due è iniziata da appena un giorno e tra le attività a cui è concessa la riapertura in Sicilia c’è anche quella dei toelettatori, una
categoria che più volte ha denunciato di essere rimasta vittima della burocrazia nel corso dell’emergenza sanitaria, per quasi due mesi. Dall’11
marzo, infatti, tutti gli operatori del benessere animale si sono trovati costretti a chiudere perché non
inclusi tra le attività essenziali.
«La commissione tecnica lavora per codice Ateco – spiega Sabrina Di Giovanni, toelettatrice di Termini
Imerese – il nostro codice è lo 960904 e rientra tra i servizi alla persona. Veniamo quindi considerati alla
stessa stregua di parrucchieri e estetisti; con la differenza che parrucchieri e estetisti hanno un rischio di
contagio medio alto, noi, invece, abbiamo un rischio di contagio quasi nullo perché i contatti li abbiamo con
l’animale». 

Da tutta Italia i toelettatori si sono ritrovati in un gruppo Facebook e hanno avviato
una raccolta firme per riaprire a maggio, prima dei colleghi estetisti e parrucchieri con cui condividono le
prime cifre del codice. A oggi sono più di sedicimila i firmatari della petizione online.
Singolare l’esperienza di Sabrina il cui negozio, oltre a offrire un servizio di toelettatura, è anche Pet Shop.
«Il decreto ministeriale diceva che bisognava consentire solamente le essenzialità – spiega Sabrina – quindi
come Pet Shop, potendo vendere mangiare per cani, siamo rimasti aperti». Capita dunque che i clienti si
rechino al negozio con i loro animali per comprare i croccantini ma senza poterli lasciare per la toelettatura. 

Ci sono persone che hanno la fortuna di potere lavare il proprio animale domestico anche a casa, ma altre
situazioni necessitano l’aiuto e il lavoro di uno specialista. «Ho un cliente che ha uno Shih Tzu che soffre di
dermatite seborroica e emana cattivo odore in casa. Il cane ha una prescrizione veterinaria precisa da
seguire con uno shampoo particolare comprato in farmacia. L’ultimo lavaggio l’ha fatto il 5 marzo».
Il padrone è un signore anziano. «Sta da solo – spiega Sabrina – non è facile da gestire. Deve fare questo
shampoo, la tosa, asciugarlo bene. È comunque un cane che ha la dermatite: come lo asciuga? Con le sue
tovaglie? Col phon di casa? Deve infilarlo nella stessa vasca dove lui si lava? ». 

«Un altro mio cliente – racconta la specialista termitana – è un signore di 77 anni. Ha un cocker anziano che
per lui è come un figlio, il suo compagno di vita. Il cocker è un cane da caccia, ha le frange abbastanza
lunghe, che possono impregnarsi della stessa urina. È assurdo che in un contesto dov’è richiesta una
maggiore igiene non si pensi all’importanza dell’igiene animale
. Oggi quasi in ogni famiglia c’è un animale
domestico e non tutti hanno dove poterlo lavare, come poterlo asciugare».
Le storie raccolte in questi quasi due mesi di chiusura sono tante. Ci sono donne in gravidanza alle prese
con cani di grossa taglia in piccoli appartamenti, cani con pelo lungo abbozzati dagli stessi padroni alla
meno peggio, storie di toeletta domestica finite male. «Una cliente di un collega – racconta ancora Sabrina – ha
provato ad accorciare da sola in questi giorni il pelo al proprio cane. Con la forbice inavvertitamente ha
tagliato la pelle e si è aperto uno squarcio lato costato. È dovuta correre dal veterinario, l’animale si è
beccato cinque punti di sutura». 

Dopo le diverse pressioni delle associazioni di categoria, il presidente della Regione Siciliana Nello
Musumeci ha stabilito nell’ordinanza, firmata il 30 aprile e in vigore dal 4 al 17 maggio, tra le forzature rispetto alle direttive nazionali, il via libera l’attività di toelettatura.
«Ci siamo mossi e mobilitati facendo unire diverse associazioni – conclude Sabrina – per lavorare sia
sull’apertura, che per cercare di far inquadrare il nostro settore come essenziale. È una questione di igiene
da tenere in considerazione nelle situazioni epidemiche, vogliamo evitare che in un secondo lockdown ci
obblighino a richiudere di nuovo».

Maria Vera Genchi

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