Lo sforzo economico e organizzativo compiuto per far ripartite la più grande opera pubblica in Sicilia, il raddoppio ferroviario tra Catania e Palermo, rischia di scoraggiare i cantieri dell’edilizia privata per cui in teoria la fase 2 sarebbe dovuta iniziare lunedì. Ma che, nei fatti, sono rimasti in gran parte fermi.
«L’edilizia privata ha molti problemi non tanto nell’organizzazione del lavoro, quanto piuttosto per il reperimento dei dispositivi di protezione individuale», spiega Giovanni Pistorio, segretario della Fillea Cgil di Catania. È ancora difficile per le imprese trovare mascherine adatte e certificate, dispenser per l’igienizzante e tutto quello che è previsto nell’ultimo Dpcm del governo nazionale. «Anche le forniture sono a rilento – continua il sindacalista – perché il materiale, almeno su Catania e provincia, non è disponibile nell’immediato. In più, stiamo vivendo una fase in cui molte aziende, alla luce delle spese in più da affrontare, vorrebbero rinegoziare i contratti».
La conferma arriva anche dall’Ance, l’associazione nazionale costruttori edili. «Il governo ci ha lasciati soli – denuncia il presidente etneo Giuseppe Piana – Sono molti gli aspetti che ci lasciano perplessi e che spingono la gran parte di noi imprenditori a non ripartire. Io stesso nei miei cantieri non riprenderò finché non ci sarà chiarezza in sede governativa».
I costruttori puntano il dito soprattutto su due fattori: l’aumento dei costi per aggiornare il piano sicurezza dei cantieri e i rischi legali per i datori di lavoro in caso di contagio dei dipendenti. «È stato equiparato in maniera automatica l’eventuale contagio a un infortunio sul lavoro – sottolinea Piana – senza la necessità di dimostrare il nesso causa-effetto. Nessuno si prenderebbe la briga di accertare se il contagio è avvenuto sul posto di lavoro o in un altro contesto».
Sul fronte delle spese, oltre ai dispositivi di protezione individuale, preoccupano i costi indiretti. «Ci sarà un inevitabile rallentamento della produttività – continua il rappresentate dei costruttori di Catania – Meno operai per garantire il distanziamento significa tempi più lunghi. Questi costi non potranno ricadere sulle imprese, vanno ribaltati sulla committenza».
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