La richiesta era stata avanzata dalla procura di Catania quasi due anni fa, nel dicembre 2012. Oggi è arrivata l’archiviazione dell’inchiesta per omicidio e lesioni colpose per le presunti morti sospette all’interno del dipartimento di Farmacia. Una decisione che era già nell’aria, data l’assoluzione degli imputati nel secondo procedimento concluso nell’ottobre dello scorso anno e la scelta delle parti di non presentare ricorso. Il giudice Oscar Biondi ha chiesto, prima di disporre l’archiviazione, che venissero depositate le motivazioni della sentenza del procedimento parallelo.
Oggi Biondi sottolinea che «l’esito processuale escludente l’intervenuta contaminazione del terreno è già da solo sufficiente per ritenere del tutto infondata l’originaria ipotesi accusatoria che intendeva correlare la contaminazione del sito all’insorgenza di patologie tumorali in studenti e dipendenti che avevano frequentato il dipartimento e rende superfluo qualsivoglia approfondimento sul nesso di causalità». Diversa la linea difensiva seguita dai legali delle parti civili, come osserva l’avvocato Santi Terranova: «Come si legge nella stessa sentenza, noi metteremo in evidenza la continua e accertata violazione delle norme sugli ambienti di lavoro – afferma – I giudici hanno accertato che là dentro si stava male e si rischiava di morire. Riteniamo di avere degli elementi ineludibili per continuare la nostra battaglia».
Giovanni Grasso – avvocato di due dei docenti imputati, Franco Vittorio e Marcello Bellia – parla di «sipario che cala». I suoi assistiti, spiega in una dichiarazione resa all’Ansa, «nella paziente attesa che la giustizia li sollevasse dalle infamanti accuse formulate nei loro confronti, hanno abbandonato gli incarichi – spiega – sopportando, in silenzio, un lungo e tormentato procedimento, accompagnato da una vera e propria gogna mediatica conclusasi solo all’esito dei processi, che sancendo la verità ha escluso in radice la sussistenza di tutte le fattispecie contestate».
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