Famiglia Agostino chiede incontro con Mattarella «Ma il presidente si nega per impegni già presi»

«Gli ho chiesto di incontrare mio padre per infondergli coraggio dopo le ultime vicende giudiziarie». La richiesta, indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, proviene da Nunzia Agostino, figlia di Vincenzo e Augusta, i genitori dell’agente Nino Agostino, ucciso a Villagrazia di Carini il 5 agosto 1989 insieme alla moglie Ida Castelluccio. Sono passati 27 anni da quella sera d’estate, ma l’omicidio dei due coniugi resta ancora senza un colpevole. Neppure il risultato positivo raggiunto in seguito al confronto all’americana avvenuto il 26 febbraio scorso nell’aula bunker dell’Ucciardone ha rappresentato la svolta tanto attesa. A nulla sarebbe servito, infatti, il riconoscimento dell’ex poliziotto Giovanni Aiello, imputato insieme ai boss Gaetano Scotto e Antonino Madonia, da parte del padre dell’agente ucciso, che nel cosiddetto faccia da mostro è sicuro di individuare una delle due persone che settimane prima del delitto era andato a Villagrazia di Carini a cercare il figlio.

Non sortiscono l’effetto sperato neppure le numerose dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, in particolare quelle di Vito Lo Forte, test ritenuto poco attendibile perché avrebbe appreso le informazioni e l’ipotetico movente del delitto solo «indirettamente», e quelle di Vito Galatolo, che secondo gli inquirenti si limita a riportare «ricordi tendenzialmente generici». Motivi, fra gli altri, per i quali i pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia hanno deciso a novembre di chiedere l’archiviazione del caso. Pur lasciando, però, uno spiraglio aperto e accennando, nella stessa richiesta inoltrata alla giudice Maria Pino, a una «complessa e articolata attività d’indagine tuttora in corso».

La richiesta di Nunzia Agostino, però, cade nel vuoto e si conclude con un nulla di fatto. «Un funzionario della segreteria mi ha risposto che per impegni precedenti il presidente non può accogliere la mia richiesta», nonostante la donna non abbia indicato, per l’eventuale incontro, alcuna data precisa. Malgrado la prevedibilità della risposta, la delusione rimane tanta. «Non mi aspettavo una risposta diversa ma pensavo di rivolgermi a una persona che, avendo vissuto la nostra stessa tragica esperienza, avrebbe compreso e aiutato due genitori disperati che in tutti questi anni girando l’Italia hanno sempre mandato un messaggio concreto di speranza e di fiducia. Mi sono sbagliata, pazienza».

Silvia Buffa

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