I reati contestati sono esercizio abusivo della professione, falso e truffa. Il sedicente consulente del lavoro per anni ha lavorato in diversi comuni del palermitano ottenendo decine di incarichi professionali da parte di aziende clienti che, per il danno subito, in alcuni casi sono state messe in liquidazione. Adesso la terza sezione penale del tribunale di Palermo lo ha condannato, in primo grado, a tre anni e due mesi di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali, dopo un processo a suo carico iniziato a seguito di un accertamento condotto dal Nucleo dei Carabinieri presso l’Ispettorato del lavoro di Palermo.
E per la prima volta in Italia, un giudice riconosce il danno subito da un Ordine provinciale dei consulenti del lavoro causato dall’esercizio abusivo della professione. L’Ordine dei consulenti del lavoro di Palermo, assistito dall’avvocato Salvatore Modica, si era infatti costituito parte civile al processo, e ha ottenuto un risarcimento a titolo di provvisionale immediatamente esecutiva pari a 5mila euro per danno materiale e d’immagine.
Anche alcune delle aziende clienti per cui l’uomo aveva lavorato si sono costituite parti civili e hanno anch’esse ottenuto il riconoscimento del danno e di una provvisionale. Il procedimento penale, durato circa tre anni, si è articolato in una dozzina di udienze durante le quali si sono susseguite numerose testimonianze. «Ci riteniamo soddisfatti della sentenza – commenta Vincenzo Barbaro, presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Palermo – perché riconosce per la prima volta in Italia un principio fortemente sostenuto dalla nostra categoria professionale, ovvero che un soggetto che si spaccia per consulente del lavoro crea un danno d’immagine all’intera categoria, ma anche una perdita di reddito per i veri consulenti del lavoro che sono sottoposti a rigidi obblighi formativi e deontologici. Inoltre, in questo caso – sottolinea Barbaro – i clienti del sedicente professionista hanno subito ingenti danni, al punto che in alcuni casi gli imprenditori sono stati costretti a liquidare le loro aziende. Un ringraziamento – conclude Barbaro – va al Nucleo ispettivo dei Carabinieri presso l’assessorato regionale al Lavoro, per l’opera svolta».
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