Account disabilitato. Un inconveniente comune per molti utenti iscritti al social network Facebook. Contattato il centro assistenza, per risolvere in maniera rapida il problema basta allegare un documento che attesti la propria identità e si può tornare a condividere canzoni e scrivere post. Ma cosa succede se la patente nel portafogli non rispecchia la propria identità né il genere? Una questione con la quale Vittoria Vitale – studentessa dell’ateneo di Catania e attivista per i diritti lgbtqi – fa i conti da tempo, così come migliaia di transgender in tutta Italia. La legge prevede che il cambio di generalità sui documenti possa avvenire solo dopo un lunghissimo iter burocratico oltre che medico. «E così pure su Facebook adesso ho il nome anagrafico al maschile, anche se le mie foto e tutte le altre informazioni sul mio profilo online mostrano me al femminile».
Ci sono così tanti profili con nomi improbabili oppure finti e fanno storie a me, che non ho fatto nulla di male
Tutto è iniziato poche settimane fa. «Alla fine di gennaio mi è arrivata una notifica che mi avvisava che il mio account era stato disabilitato – racconta la studentessa – Ci sarà qualche stupido che mi avrà segnalato e così è partita la sospensione, in automatico». In breve Vitale segue l’iter consigliato e, al termine della procedura, le viene chiesto l’invio di un documento. «Circa un anno fa è successa la stessa cosa – ricorda la giovane – In quel caso hanno sbloccato tutto, mantenendo il mio nome». Stavolta, invece, l’amara sorpresa. «È una cosa sciocca: ci sono così tanti profili con nomi improbabili oppure finti e fanno storie a me, che non ho fatto nulla di male».
«Perfino l’ateneo riconosce i miei diritti e un social network no?». Vittoria Vitale, infatti, scrive sia in inglese che in italiano al centro assistenza: spiega di essere una giovane transgender, allega anche il libretto rilasciato dall’università etnea che le riconosce l’alias al femminile. Tutto vano. Eppure il social network più famoso è anche tra i più attenti alle questioni di genere. Tra le opzioni relative alle informazioni personali si può scegliere un campo personalizzato, oltre a quello uomo-donna, con la possibilità di selezionare anche il pronome preferito. «Ovviamente la prendo a ridere, ma è una questione che in fondo fa riflettere – sottolinea – Oltre a essere ancora più bersaglio di messaggi transfobici, in fondo ha molto a che fare con i diritti lgbtqi. E mostra che continua a esserci ancora tanto da fare, anche nelle piccole cose».
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