Interrogatorio fiume per Fabrizio Ferrandelli sentito oggi in Procura dai magistrati nell’ambito delle indagini per voto di scambio politico-mafioso, reato che risalirebbe alle precedenti elezioni del 2012. L’ex deputato del Pd, candidato a sindaco alle prossime amministrative di Palermo, è stato sentito per quasi tre ore – è arrivato in procura intorno alle 10 – dal magistrato Sergio DeMontis con la coordinatrice del pool antimafia che si occupa dell’inchiesta Caterina Malagoli, ma prima di andar via non ha voluto rilasciare dichiarazioni ai giornalisti presenti.
A chiamare in causa Ferrandelli, che in quell’anno si candidò per il Pd sia alle Comunali che alle Regionali, è stato il collaboratore di giustizia Giuseppe Tantillo, elemento di spicco della famiglia mafiosa di Borgo vecchio, che dallo scorso anno ha deciso di parlare con i magistrati e che sta aiutando la Procura a disegnare le trame e l’ordinamento del mandamento mafioso guidato ancora dai suoi parenti. Tantillo avrebbe detto ai magistrati antimafia che sarebbe stato proprio il candidato a cercare i boss. Un incontro per chiedere voti e promettere soldi. La tariffa, secondo il racconto del pentito, era di «cento euro a voto» per un pacchetto di voti.
Accompagnato dall’avvocato Sal Mormino, l’ex deputato regionale – che si è presentato in tribunale con viso disteso, indossando un kway scuro – stamane al suo arrivo non ha detto nulla, solo di sentirsi «sereno». Fin dal primo momento in cui ha ricevuto l’invito a comparire, Ferrandelli ha detto che non si sarebbe tirato indietro e avrebbe proseguito la campagna elettorale per le amministrative, certo di chiarire l’intera vicenda. Prima di andare via, ha ribadito che a breve convocherà un incontro con la stampa: «Parlerò nei prossimi giorni con i giornalisti in una conferenza», ma la data è ancora da stabilire.
E tutto tace anche tra i più stretti collaboratori di Fabrizio Ferrandelli. Nel quartier generale di piazza Sturzo, proprio a ridosso di Borgo Vecchio, le luci sono accese, ma non c’è fermento. Nessun via vai dalla sede. Parleranno – dicono – al momento opportuno, intanto fanno quadrato attorno al loro leader, certi che la vicenda si possa concludere con esito positivo. Lo stesso Ferrandelli aveva affidato ai social alcuni giorni fa la propria intenzione di non lasciarsi intimorire da un’inchiesta venuta fuori proprio alla vigilia delle amministrative che vedono il fondatore dei Coraggiosi in piena corsa per la poltrona più importante di palazzo delle Aquile.
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