La storia cambia 15 anni dopo. La morte dell’imprenditore Santo Giuffrida, avvenuta nel dicembre 2002, non sarebbe dovuta a un malore improvviso, bensì a un disegno omicida. Che vedrebbe come mandante la compagna dell’uomo, Barbara Bregamo, 43enne di Misterbianco. Una versione dei fatti riportata alla luce dalla procura di Catania anche sulla base delle dichiarazioni rese dal pentito Luciano Cavallaro a partire dal 2016. Dichiarazioni poi riscontrate dai carabinieri con intercettazioni telefoniche, telematiche, ambientali e video, testimonianze e approfondimenti investigativi.
Così, nella mattina di oggi, i militari del comando provinciale hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti della stessa Bregamo, di Giuseppe Francesco Indorato, catanese di 49 anni, di Antonio Zuccarello, 51 anni, di Santa Maria di Licodia, e di Alfio Maugeri, 44 anni, di Misterbianco. I tre uomini si trovano ora in carcere. La donna, madre di figli di età inferiore ai sei anni, è invece ai domiciliari.
Cavallaro ha raccontato agli inquirenti i due presunti tentativi di omicidio con cui Barbara Bregamo avrebbe provato a liberarsi del compagno. In entrambi i casi la 43enne avrebbe chiesto l’intercessione del pentito. Il primo avvenne il 21 gennaio 2001, quando Giuffrida venne aggredito e accoltellato nel garage di casa da Francesco Giuseppe Indorato. L’imprenditore rimase gravemente ferito. Indorato venne indagato, ma non rinviato a giudizio. L’anno dopo, secondo i magistrati, venne impiegato un metodo diverso.
Nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 2002 Cavallaro, Maugeri e Zuccarello, con l’aiuto della donna, si sarebbero introdotti nell’abitazione di Giuffrida e, dopo avergli iniettato una sostanza velenosa, lo avrebbero soffocato. In cambio, Cavallaro avrebbe ricevuto dall’ex compagna della vittima 20mila euro in contanti e un’automobile Bmw. Sulla vicenda calò poi una cappa di silenzio. Fino a oggi.
Per spingere gli indagati a commentare il fatto, i carabinieri hanno lasciato sulle loro vetture un foglio di carta con la scritta «sacciu comu tu e i to cumpari affucasturu ‘u masculu di l’amica di Luciano 15 anni fa». Un espediente riuscito, se è vero che uno di essi, dopo aver letto il biglietto, avrebbe confessato che «sedici anni fa abbiamo fatto un omicidio, io ed altri due». Barbara Bregamo dovrà rispondere, nella qualità di mandante, del tentato omicidio aggravato del 2001, per cui indorato sarebbe invece esecutore materiale. La donna sarebbe inoltre la mente dell’omicidio premeditato di Santo Giuffrida, avvenuto il 10 dicembre 2002, per il quale gli esecutori materiali sarebbero invece Zuccarello e Maugeri.
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