Ex sede Eas, Fp Cgil chiede lo sgombero dell’edificio  «Mancano le condizioni di sicurezza e di privacy»

Le condizioni di lavoro nella ex sede dell’Eas, che ospita 202 dipendenti tra Unep, Corte d’Appello e sezione Lavoro del Tribunale, non sono più sostenibili secondo la Fp Cgil che ha chiesto al presidente della Corte d’Appello lo sgombero in vista del recupero della struttura. I dipendenti lamentano una difficoltà sempre maggiore nello svolgere le proprie mansioni. Difficoltà che si sono aggravate anche a seguito del peggioramento delle condizioni meteo della settimana scorsa: «Le piogge hanno reso sempre più difficile l’espletamento dei servizi all’utenza – dichiara Anna Maria Tirreno, segretario Fp Cgil Palermo – specie negli uffici Unep, dove il personale riceve in piedi gli avvocati e dove le piogge hanno invaso i locali. L’acqua è arrivata fino agli ascensori, rendendone impossibile l’uso. Per non parlare dell’acqua arrivata fin dove ci sono le prese di corrente. In questo quadro, riteniamo non rinviabile il trasferimento immediato del personale a partire dall’Unep, che insiste nei piani quarto e quinto». Si parla in particolare dell’Unep perché si tratta «di un servizio delicato – aggiunge la sindacalista e non è giusto svolgere determinate pratiche, come ad esempio quelle relative a un pignoramento, davanti a tutti, anche nell’ottica del rispetto della privacy dell’utenza». 

La Funzione Pubblica denuncia quindi lo stato di degrado dell’immobile del ministero di Grazia e Giustizia, che si trova accanto alla vecchia sede del tribunale, nell’estate scorso già a interventi di messa in sicurezza. «In un incontro nei giorni scorsi con il dirigente amministrativo delegato dal presidente della Corte di Appello si è discusso della soluzione del trasferimento di tutti i dipendenti in una sede idonea – continua Tirreno – e le richieste dei sindacati sono state recepite. Aspettiamo adesso che si passi dalle parole ai fatti». 

In un primo momento sembrava che sarebbero stati messi a disposizione altri uffici della Procura. Adesso, secondo voci di corridoio, sembra che si stia valutando l’ipotesi di passare gli uffici al terzo piano della struttura lasciando al primo la sezione lavoro. Una soluzione che, se fosse confermata, per il sindacato non risolverebbe il problema ma sarebbe soltanto «l’ennesima soluzione tampone». I lavoratori finora hanno tenuto duro anche in vista di una soluzione a breve del problema che gli era stata prospettata, come quella di prendere un altro immobile in affitto ma «questo prevede autorizzazioni e tempi lunghi, non si può più aspettare: c’è chi ha lavorato con l’ombrello in mano senza contare che la ristrutturazione che stanno facendo è rumorosa. Sarebbe più sensato lo sgombero, il recupero dell’immobile e soltanto dopo trasferire di nuovo i dipendenti», conclude Tirreno.

Stefania Brusca

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