«Si voterà senza cittadini, sembra strano, ma una guida alle ex Province bisogna pur darla». Nello Musumeci accoglie con evidente malumore la bocciatura da parte della Corte Costituzionale dell’elezione diretta dei rappresentati istituzionali delle ex Province. Quella della Consulta era una decisione attesa da tempo, dal momento in cui con la sconfitta del referendum costituzionale, il 4 dicembre 2016, gli italiani hanno bocciato la riforma targata Renzi-Boschi che aboliva gli enti intermedi. A quel punto la Regione si era appellata alla Corte per ottenere il ritorno all’elezione diretta dei presidenti e dei consigli provinciali e l’esito, almeno in un primo momento, appariva quasi scontato in favore della Sicilia. Ma la lunga attesa che ha accompagnato la pronuncia della Consulta aveva fatto sorgere più di un sospetto nelle scorse settimane rispetto al fatto che difficilmente l’Isola avrebbe ottenuto l’ok, aprendo un precedente significativo per tutte le altre Regioni.
Musumeci, che tanto aveva puntato su un ritorno alle urne per le elezioni provinciali, si è detto sorpreso, ma ha confermato che convocherà a breve le elezioni di secondo livello: ad eleggere i vertici provinciali, insomma, non saranno i cittadini, ma i sindaci e i consiglieri comunali dei Comuni del Libero Consorzio o della Città Metropolitana.
«Necessario e urgente» a questo punto secondo il Pd «recepire in Sicilia la legge Delrio e uscire dalla gestione commissariale delle ex Province, che si protrae da troppi anni». Il capogruppo dem all’Ars, Giuseppe Lupo, va oltre e si sofferma sul disegno di Musumeci di voler ridare nuova linfa e nuovi poteri agli enti intermedi, a cominciare dalla gestione dei rifiuti: «adesso spero sia chiaro – attacca – che non ha più senso attardarsi in visioni nostalgiche che vorrebbero le vecchie Province al centro del nuovo sistema di gestione dei rifiuti tentando di resuscitare gli Ambiti Territoriali Ottimali del passato senza alcuna logica economica e di miglioramento del servizio. Il governo Musumeci ne prenda atto, ritiri la riforma della gestione dei rifiuti evitando il rincaro delle tariffe per i cittadini e apra il confronto con i gruppi parlamentari per uscire dall’emergenza».
«La sentenza della Suprema Corte – ha invece aggiunto il presidente dell’Associazione dei Comuni Siciliani, Leoluca Orlando – fa finalmente chiarezza dopo 5 anni di delirante stato di confusione legislativa e amministrativa che ha messo in ginocchio gli enti di area vasta, prodotto un proliferarsi di commissari regionali, bloccato la erogazione di servizi e la realizzazione di interventi in tutta la Sicilia. La sentenza ha ribadito che la riforma è nazionale e non può essere considerata legittima l’applicazione in Sicilia in modo diverso e discriminante dal punto di vista istituzionale, funzionale e finanziario».
Insomma, secondo Orlando «adesso è necessario preservare un assetto ordinamentale e finanziario stabile che faccia superare questi sei anni di prolungata incertezza e commissariamenti e che faccia uscire da quello che più volte abbiamo definito stato di calamità istituzionale».
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