C’erano tutte le forze politiche, tranne la Lega, stamattina all’incontro che il presidente della Regione Nello Musumeci ha organizzato a Palazzo d’Orleans per discutere del rischio dissesto per le ex Province siciliane. «Un nuovo format istituzionale molto positivo», lo definisce Erasmo Palazzotto, il deputato di Liberi e Uguali. «Un apprezzabile sforzo di coinvolgimento ampio», gli fa eco Giorgio Trizzino, collega del Movimento 5 stelle. Insomma, è piaciuto trasversalmente il tentativo del governatore di decidere insieme ai parlamentari siciliani qual è la strada migliore per salvare Città metropolitane e Liberi consorzi. Secondo gli uffici del ministero dell’Economia, le risorse necessari per chiudere i bilanci sarebbero complessivamente pari a 60 milioni di euro. A rischiare il default sono sette su nove: solo i liberi consorzi di Agrigento e Trapani, infatti, hanno approvato i bilanci. Gli altri dovranno farlo entro il 30 aprile, quando scade l’esercizio provvisorio. Ma senza risorse provenienti da Roma saranno costrette a dichiarare il fallimento. Un incubo per migliaia di dipendenti, che oggi, provenienti da tutta la Sicilia, si sono fatti sentire davanti alla sede di Palazzo d’Orleans. «Facciamo appello al governo Conte», dice Musumeci.
I tempi stringono dunque. E l’unica strada possibile sembra essere quella di un provvedimento d’urgenza del governo gialloverde. «Gli uffici – spiegano dall’entourage del sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa, messinese del M5s – stanno cercando le coperture necessarie. Nel frattempo si sta lavorando a un emendamento da inserire nel primo provvedimento o decreto utile, sicuramente uno già calendarizzato e in fase di approvazione». Ipotesi peraltro suggerita anche dall’Associazione dei Comuni rappresentata stamattina da Leoluca Orlando. Non si esclude che il Salva.Province siciliane possa trovare spazio anche nel decreto sul reddito di cittadinanza. Quello che è certo è che Musumeci non può fare a meno del dialogo con il Movimento 5 stelle, unica forza governativa oggi presente all’incontro.
«L’obiettivo prioritario – spiega Giorgio Trizzino, tra i pentastellati che hanno partecipato alla riunione – è far chiudere i bilanci. Sappiamo che il nostro ruolo è determinante e cercheremo di portare avanti il finanziamento da 60 milioni. Dopodiché serve un tavolo tra Regione e governo centrale per correggere le storture che hanno portato a questa situazione». La stortura di cui si parla è rappresentata dal prelievo forzoso che lo Stato chiede a tutti gli enti locali per contribuire al risanamento della finanza pubblica. «Solo che – spiega Palazzotto – a differenza delle altre Province italiane, quelle siciliane poi non si vedono restituire parte di queste risorse». Con la conseguente paralisi anche degli investimenti, tra cui quelli legati al Patto per il Sud considerato che le Città metropolitane sono tra gli enti titolari dei progetti. «Intanto pensiamo all’emergenza – continua Palazzotto – ma dopo ho già chiesto a Musumeci di definire una volta per tutte e con chiarezza le competenze delle ex Province e la programmazione delle attività».
Un disegno di legge sul tema esiste già ed è stato presentato da Forza Italia. «Il positivo intento che raccolgo in questa sede – spiega la deputata azzurra Matilde Siracusano – onde evitare contraddizioni che spesso si verificano a Roma, deve essere di buon auspicio per accogliere la proposta di legge presentata da Forza Italia, composta da un solo articolo, che cancella il prelievo forzoso e avviare la procedura d’urgenza. Solo così le ex Province possono tornare a erogare quantomeno i servizi essenziali e scongiurare il dissesto finanziario».
«Le conseguenze di quella che può essere definita una finta riforma – afferma il presidente Musumeci – sono sotto gli occhi di tutti e non lasciano ulteriori margini di tempo per trovare una soluzione: strade provinciali abbandonate al dissesto, servizi sociali essenziali negati, stipendi a rischio per i dipendenti». La Regione già ai primi di marzo, subito dopo la pubblicazione del bilancio, è intanto pronta a versare nelle casse delle ex Province – come ha assicurato l’assessore Armao – 112 milioni di euro stanziati con l’ultima manovra. «Mentre i 540 milioni che lo Stato si è già impegnato a destinare nei prossimi sei anni a Liberi consorzi e Città metropolitane – ha spiegato – potranno servire ad assorbire il carico dei mutui contratti e a liberare risorse per altri 23 milioni di euro».
Presenti stamattina anche alcuni assessori della giunta regionale, i rappresentanti sindacali e parlamentari del Partito democratico. Assenti i tre parlamentari della Lega eletti in Sicilia: Carmelo Lo Monte, Alessandro Pagano e Giulia Bongiorno. «L’ho saputo all’ultimo minuto e non mi sono potuto liberare – si giustifica Lo Monte – ho fatto presente a Salvini che mi sta bene l’autonomia delle Regione del Nord, ma in cambio dobbiamo procedere con i decreti attuativi per la piena attuazione dello Statuto siciliano. Solleciteremo il ministro anche sul salvataggio delle province, perché in questa vicenda dobbiamo dimostrare che la Lega non aiuta solo il Nord».
Intanto stamattina i dipendenti delle ex Province sono arrivati a Palermo con pullman e auto da tutta l’Isola, per partecipare al sit-in promosso da Cgil, Cisl e Uil. Traffico in tilt in piazza Indipendenza con ripercussioni in altre zone limitrofe per la protesta. Domani nuovo incontro a Palazzo d’Orleans sullo stesso tema: Musumeci ha convocato nel pomeriggio i commissari dei Liberi consorzi e i sindaci delle Città metropolitane.
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