Lì dove il governo regionale ha chiuso tutti e due gli occhi, è ancora una volta un giudice a sostituirsi alla politica. Il tema è quello dei liberi consorzi, le ex province oggetto di una riforma abortita, commissariati e lasciati senza risorse economiche, al punto da diventare incapaci di garantire i servizi che gli competono: strade, scuole, disabili. E, in alcuni casi, persino di pagare i dipendenti. Ci è voluta un’azione popolare, partita da Enna, a mettere il governo con le spalle al muro: il Tar di Palermo, dando ragione ai cittadini e ai dipendenti del libero consorzio ennese che hanno presentato ricorso, ha intimato al nuovo governo di provvedere allo stanziamento delle risorse finanziarie previste entro trenta giorni.
«La paralisi del processo di riordino delle funzioni e delle risorse dei liberi consorzi – si legge nel ricorso, presentato dal costituzionalista Felice Giuffrè – provoca inevitabili ricadute sui già precari equilibri di bilancio dell’ex provincia di Enna, con assoluta incertezza per la determinazione delle dotazioni organiche, per la gestione dei servizi e per la generale razionalizzazione dell’ente. Si tratta di un rischio che coinvolge una mole assai consistente e variegata di competenze e attività, con gravissimo pericolo di pregiudizio per la comunità amministrata e, dunque, per i cittadini che non possono più beneficiare di servizi pubblici essenziali costituzionalmente garantiti, tra i quali rientrano – solo a titolo esemplificativo – l’assistenza ai disabili, la manutenzione e gestione degli istituti scolastici di secondo grado, la manutenzione e gestione della rete viaria provinciale».
In particolare nel mirino del Tar è finita la legge regionale 15 del 2015, quella sulle Disposizioni in materia di liberi consorzi e città metropolitane, che all’articolo 27 prevede che per finanziare i nuovi enti, «il presidente della Regione, previa delibera di giunta, previo parere della commissione Affari istituzionali e della commissione Bilancio dell’Ars, emana uno o più decreti, sulla base di un’intesa con i competenti organi dello Stato in ordine alla definizione dei rapporti finanziari tra lo Stato e la Regione, allo scopo di assicurare lo svolgimento dei compiti istituzionali dei liberi consorzi comunali». Una norma rimasta lettera morta. Al punto da arrivare a una situazione di dissesto e di blocco nella rideterminazione dell’organico.
Motivi per cui un centinaio di cittadini di Enna, tra cui molti dipendenti del libero consorzio, hanno deciso di sostituirsi all’ente presentando il ricorso accolto dal Tribunale amministrativo. Una matassa che adesso è sul tavolo del neo governatore Nello Musumeci che entro trenta giorni dovrà trovare le risorse per rispettare la decisione dei giudici.
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