Sono stati assolti perché il fatto non sussiste i cinque imputati del processo per la presunta speculazione edilizia all’ex mulino Santa Lucia di via Cristoforo Colombo a Catania, che è stato dissequestrato. Si tratta di Giovanni Cervi, amministratore della Grand Hotel Bellini, primo proprietario e committente dei lavori di ristrutturazione; Maurizio Pennisi, amministratore della Italgestioni Edilizie, società subentrata come proprietaria; Giovanni Beneduci, amministratore dellAcqua Marcia Holding (in seguito incorporata dalla Acqua Pia Antica Marcia S.p.A amministrata da Bellavista Caltagirone); Vito Padalino, ex dirigente della direzione Urbanistica e Gestione del territorio, e lavvocato Mario Arena, componente della Commissione edilizia e del Collegio della difesa.
Quattro anni dopo l’applicazione del sequestro preventivo e a tre anni dall’avvio del processo, è arrivata intorno alle 14 di oggi la sentenza di primo grado. L’accusa, formata dai pubblici ministeri Antonio Fanara e Andrea Ursino, aveva chiesto la condanna di Beneduci (2 anni di reclusione), Cervi e Pennesi (1 anno e 8 mesi) per i reati di lottizzazione abusiva e violazione del codice della navigazione, in particolare della distanza di costruzione dal demanio marittimo. Chiesta la condanna per abuso d’ufficio, invece, dei due funzionari del Comune di Catania: Padalino e Arena, i controllori che, secondo i pm, non avrebbero controllato e che, anzi, avrebbero concesso pareri sul cambio di destinazione d’uso dell’immobile contrari alla legge. Ma in questa storia era chiamato in causa un altro nome importante: Francesco Bellavista Caltagirone, amministratore della società Acqua Pia Antica Marcia, attuale unica proprietaria dei due edifici di via Cristoforo Colombo. L’imprenditore è tornato recentemente in carcere a seguito dell’indagine sulla costruzione del porto turistico di Fiumicino.
Sono stati due i temi su cui accusa e difesa si sono confrontati durante il processo: il cambio di destinazione d’uso con la richiesta di concessioni edilizie per la ristrutturazione e l’aumento di volumetria della struttura. Secondo i pm il passaggio da opificio, quindi deposito, a centro direzionale e commerciale con garage, uffici e negozi avrebbe non solo ha cambiato il tessuto urbanistico ma avrebbe anche inciso sull’assetto della zona. Accusa respinta dalla difesa secondo cui l’ex mulino svolgeva già una funzione commerciale, quindi non ci sarebbe stato nessun cambio di destinazione d’uso, anche perché – aggiungeva Arena, imputato nel processo e funzionario del Comune – entrambe le funzioni (quella dell’ex mulino e quella del futuro centro direzionale) sarebbero rientrate nella grande categoria delle attività produttive. Nel piano regolatore del 1969, inoltre, al posto del vecchio mulino era prevista la realizzazione di una strada. Fanara e Ursino accusavano poi gli imputati di aver riedificato aumentando di 6mila metri cubi l’edificio di via Cristoforo Colombo. Tesi che era stata confutata dai consulenti della difesa.
I giudici della terza sezione penale del tribunale di Catania hanno dunque respinto la tesi della Procura etnea. Dopo la sentenza di assoluzione per vicenda dei parcheggi, rimasti sotto sequestro per diversi anni, con la sentenza di oggi torna a disposizione della società Acqua Pia Antica Marcia l’ex mulino Santa Lucia, sotto sigilli dal 2009.
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