Deve diventare un museo archeologico – e non solo – che dovrebbe trasformare «l’utopia in realtà», prendendo in prestito le parole dell’ex assessore regionale alla Cultura Lino Leanza. Il modello scelto è quello del Naturhistorisches museum di Vienna. Ma dell’ambizioso progetto della Regione siciliana, da sviluppare all’interno dell’edificio da 16mila metri quadrati che ospitava la Manifattura tabacchi di via Garibaldi a Catania, per il momento resterebbero amianto, pericolo di crolli, polveri pericolose, ristagni e poche certezze. Le uniche certezze sembrano quelle legate ai costi. Per comprare la struttura di tre piani la Regione nel 2007 sborsò quattro milioni di euro in favore dello Stato. Mentre per ristrutturare almeno il piano terra e i tetti servono 14 milioni, stando al progetto definitivo, previsti da un finanziamento dell’Unione europea per la Cultura nel ciclo 2014-2020. Ma per l’inizio dei lavori non ci sono ancora tempi certi.
Lo spazio espositivo, in cui lavorano
dieci dipendenti, è finito sotto la lente d’ingrandimento della Cgil. Il sindacato non usa mezzi termini e chiede addirittura «il trasferimento dei lavoratori nell’arco massimo di 24 ore». La smobilitazione ha come portavoce il segretario generale della Funzione pubblica Gaetano Agliozzo e il coordinatore provinciale Gaetano Del Popolo. «Comune e Regione dovrebbero procedere immediatamente alla bonifica e alla messa in sicurezza di un luogo pericoloso persino per la salute pubblica». Stando alle dichiarazioni dei due sindacalisti, i dieci dipendenti ogni giorno fanno i conti con «fibre di vetro e amianto, getti incontrollati di idrocarburi pesanti, forti esalazioni e residui bituminosi maleodoranti».
Il lungo elenco di agenti e sostanze incriminate è strettamente collegate al passato dell’edificio a due passi dal
quartiere di San Cristoforo, che un tempo ospitava la manifattura tabacchi. Tra i corridoi e stanze resterebbero le tracce dei prodotti utilizzati nella lavorazione: «Acetilene, alcool, diossido di carbonio, nitrato di sodio, ammoniaca, pesticidi, polveri di tabacco». Tutte inserite dal ministero della Salute nell’elenco delle industrie insalubri pericolose per la salute pubblica, attraverso un decreto ministeriale che cataloga attività industriali o manifatturiere.
A gestire la struttura, inizialmente affidata dalla Regione alla
Soprintendenza, è il Museo regionale interdisciplinare di Catania oggi diretto da Orazio Micali. «Credo che chi ha girato le informazioni, sicuramente non i responsabili regionali, si sia introdotto senza che i proprietari ne sapessero nulla all’interno di un’area in cui l’accesso è interdetto», spiega a MeridioNews Micali che fa anche sapere di essersi «già mobilitato con le richieste al dipartimento regionale per le campagne di rilevazioni ambientali, così da dare risposte a chi ha sollevato questi interrogativi».
Per il funzionario non ci sarebbe però nessun rischio crollo: «Fino a 25 anni fa si svolgevano attività pesanti ed è difficile che oggi si possa parla di pericoli per un edificio sano e integro». C’è infine anche quello che Micali definisce, con un velo d’ironia, «un ragionamento per analogia dei denuncianti»: «Il fabbricato è in una zona ad alta densità abitativa con infissi che nei piani alti sono aperti per fare circolare l’aria. La denuncia quindi dovrebbe interessare tutto il circondario, interessando le autorità cittadine per un’eventuale evacuazione».
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