Altri quattro mesi per recuperare dai Comuni i dati sui siti contaminati e, in particolar modo, quelli riguardanti le ex discariche dismesse. A concedere la proroga, così come preannunciato da MeridioNews, è stato l’Ufficio speciale per le bonifiche della Regione, istituito l’anno scorso dal governo Musumeci e legato al dipartimento Acque e rifiuti. La firma sul documento, che verrà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Regione, è del dirigente Francesco Lo Cascio.
Ci sarà dunque tempo fino al 30 aprile per compilare le schede messe a disposizione dagli uffici regionali. In principio il termine per la trasmissione delle comunicazioni era stato fissato al 31 dicembre. Un obiettivo che si è rivelato troppo pretenzioso, se si considera che a rispondere all’appello è stata circa una decina di enti locali. E non sono mancate le polemiche: a Catania il M5s ha attaccato la giunta Pogliese per non avere ottemperato alle richieste, con l’assessore Fabio Cantarella che ha replicato assicurando che gli uffici hanno fatto il lavoro in tempo. Un monitoraggio che ha confermato – seppure senza la compilazione delle schede, ma solo con una comunicazione via posta certificata – la situazione già fotografata nel 2016 in occasione dell’aggiornamento del Piano regionale per le bonifiche.
Al centro dell’attenzione ci sono, come detto, le aree in cui è stato già certificato un livello di inquinamento nonché quelle che meritano di essere sottoposte ad analisi per accertarne lo stato. Si tratta di un monitoraggio propedeutico alla gestione dei fondi che la Regione potrà utilizzare per le bonifiche. A riguardo torna interessante il rapporto pubblicato dall’Arpa a conclusione del 2018, e facente riferimento all’anno precedente. «Il numero complessivo di
siti (contaminati, ndr) sull’intero territorio regionale è cresciuto di 55 unità sino ad arrivare al totale
di 516
(pur mancando a oggi il dato relativo ai controlli effettuati dalla struttura territoriale Arpa di Palermo) – si legge -.
Le province maggiormente
interessate sono quelle di Caltanissetta, Enna, Messina e Siracusa». Uno su tre è rappresentato dagli eventi contaminanti all’interno dei siti di interesse nazionale (Sin) – ovvero Gela, Priolo, Milazzo e Biancavilla -, seguono i casi dovuti alla cattiva gestione di impianti e strutture, come nel caso dei serbatoi interrati presenti nei punti vendita di idrocarburi, spesso localizzati in zone residenziali, mentre il 12 per cento deriva da una cattiva gestione delle discariche.
I dati su base provinciale – detto che mancano quelli provenienti dal Palermitano – vedono in Caltanissetta l’area più interessata da siti contaminati, con 158 segnalazioni. Segue Enna con 86, poi la provincia di Messina (75), quella di Siracusa (70), Agrigento (40). Nel Trapanese e nel Ragusano i siti contaminati sono 25, mentre in provincia di Catania 20. Un totale di oltre cinquecento siti nei quali il percorso verso la bonifica risulta il più delle volte ancora da compiere: «Sebbene un buon numero di procedimenti sia stato avviato avvalendosi delle procedure semplificate previste per i siti di ridotte dimensioni – affermano i tecnici dell’Arpa – soltanto in una minima percentuale di questi, si è arrivati alla presentazione e all’approvazione di un progetto di bonifica. Inoltre la percentuale degli iter di bonifica portati a conclusione nell’anno 2017 non supera il 19 per cento su base regionale, praticamente stabile rispetto al dato 2016».
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