Europee, 5 buone ragioni meridionali per non votare

IL 25 MAGGIO SI APRIRANNO LE URNE  PER IL RINNOVO DEL PARLAMENTO EUROPEO. PER UN SICILIANO, PER UN MERIDIONALE, A CHE SERVE VOTARE? IL DIBATTITO INFIAMMA LA RETE. LEGGIAMO, AD ESEMPIO, 5 BUONI MOTIVI PER NON FARLO…

di Sikano

Avrei voluto votare alle europee. Ma non lo farò e pongo alcune buone ragioni per non farlo.  Votare – si dice – è un diritto-dovere. Non si può, per legge, propagandare l’astensione. E del resto, se non votiamo, quei pochi che lo fanno votano anche per noi. Questo lo so.
So bene che votando si può anche dare un segnale a chi ci governa, anche senza cambiare nulla. Questo lo so.
Ma esiste anche un limite oltre il quale il “voto” si riduce ad una pagliacciata, finalizzata solo a consolidare un regime. Mussolini organizzava dei “plebisciti” per rinnovare la Camera dei Deputati, con listoni nazionali bloccati di “nominati”, proprio come i “plebisciti” del 1860 (come modalità di voto) e proprio come i nominati del porcellum e dell’italicum (come modalità di selezione del personale politico). 
A che serviva andare a votare ai tempi del fascismo? A far capire che “tutto il Popolo era con il Duce”. E infatti in Alto Adige non si raggiungeva mai il 100 o il 99 per cento come nelle altre regioni; segno che lì c’era qualche resistenza di troppo che il regime non riusciva a controllare.
Ora mi sto chiedendo che fare, da siciliano, a queste elezioni europee? Votare? Per chi? E per quale ragione?
1° La legge elettorale toglie il diritto di voto a tutti quei cittadini che non si riconoscono in un partito nazionale e che vorrebbero essere rappresentanti da una lista regionale, o autonomista, o indipendentista.
Già basterebbe questa assurdità incostituzionale per non andare a votare. Si è messo uno “sbarramento” nazionale al 4 %, inutile per garantire la “governabilità” (quando mai il governo europeo, cioè la Commissione, ha avuto bisogno della maggioranza in Parlamento? e in ogni caso, essendo eletto “per stato”, uno sbarramento avrebbe semmai senso a livello continentale), in realtà finalizzato a scoraggiare il diritto di tribuna dei partiti minori.
Ma se io non dovessi credere in quei pochissimi (secondo me non più di 3) partiti italiani, e volessi votare per un partito o lista “delle Isole”, o “siciliano” o “meridionale”? Non sto dicendo che voglio farlo, ma se volessi farlo? Allora il mio voto non vale più come quello degli altri cittadini. In tal caso vale 0, zero tagliato. In tal caso non sono più cittadino italiano, né europeo. Non ho diritto di rappresentanza al Parlamento europeo. Perché? Perché no! Un partito siciliano che rappresentasse il 40 % dei voti (non c’è, lo so, ma mettiamo…) resterebbe clamorosamente escluso! E quindi già per questo mi piacerebbe se i Siciliani dessero un segnale, non votando per il 90 %, in modo da poter dire che i mantenuti di Strasburgo non rappresentano poi nessuno.

2° La legge elettorale attribuisce i seggi tra le circoscrizioni non in base alla popolazione ma in base al numero dei votanti
E da questa “cosuccia” la Sicilia esce ancora una volta penalizzata e la Sardegna addirittura resta quasi sempre senza alcun rappresentante. Essendo la circoscrizione delle Isole la più piccola ed essendo quindi altissimo il quorum per essere eletti, aumenta la sfiducia dell’elettorato sull’utilità del voto. Risultato: vanno meno persone a votare rispetto alla media italiana. Ma mentre a livello nazionale chi non va a votare è rappresentato da chi va a votare, nelle Isole questo significa che il non voto è rappresentato da seggi di “altre” circoscrizioni. E’ proprio così.

In via preliminare si assegnano, poniamo, 8 seggi alle Isole, poi, siccome ci vanno pochi a votare, gli 8 diventano 6, quanto quelli di Malta che ha 300.000 abitanti. Siccome non c’è niente da fare per invertire questa tendenza, dobbiamo rassegnarci a quorum altissimi in cui soltanto tre partiti hanno speranza di essere eletti, anche se non ci fosse lo sbarramento nazionale.
Insomma la Sicilia è assolutamente sottorappresentata a Strasburgo, e solo da burocrati di partito.
Altra ragione per voltare le spalle.  
3° Il Parlamento europeo è un parlamento finto.
Anche se sono aumentate le leggi europee votate in “codecisione” tra Consiglio e Parlamento, la vera realtà è un’altra. Le politiche europee, quelle che contano, sono tutte decise da “lobby”, che infestano ufficialmente Commissione e Parlamento e che dettano l’agenda (si tratta in genere delle imprese globali, o delle lobby culturali finanziate da ONG alla Soros, pagate per fare cambiare costumi alla gente), oppure dai tecnocrati della Commissione che “qualcuno” propone agli stati che a loro volta “non possono rifiutare”, e soprattutto dalla BCE figlia diretta degli incontri di Basilea e subalterna alla finanza americana ed israeliana.

Questa è l’Europa che conta: una masso-mafia in cui il volere dei Popoli non conta proprio nulla. Il Parlamento ha un ruolo essenzialmente decorativo e consultivo. Quando si sforza, ed è chiamato a prendere una decisione politica, allora, messo alle strette, sceglie di fare gli interessi dell’Europa del Nord. Poi – si vocifera – in Europarl pare non facciano un c…. dalla mattina alla sera….
E io vado a votare per questo Parlamento di regime?? Contava di più la Camera dei Fasci e delle Corporazioni…
4° Io non ho mai deciso di diventare cittadino europeo
Non sono più giovane, purtroppo. E proprio per questo ricordo di essere nato cittadino italiano. A un certo punto, nel 1992, mi è stata data anche la cittadinanza europea (la “sudditanza” si dovrebbe dire più propriamente) senza che, come cittadino, io sia stato consultato in questo cambiamento di forma di stato in cui l’Italia perdeva l’indipendenza. I successivi trattati, fino a quello di Lisbona (2007) hanno fatto perdere del tutto l’indipendenza al mio stato d’origine, senza mai chiedermi nulla. Sono diventato suddito per procura, perché un parlamento di “nominati” ha deciso al posto mio.
Ma, così, se vado a votare, legittimo questo passaggio, riconoscendomi felicemente “suddito europeo”.
E io NON VOGLIO essere suddito europeo. Tutti dovremmo rinunciare a questa farsa che ci incatena e che legittima la dittatura europea.
Un conto è criticare la legittimità dei plebisciti del 1860, fatta tante generazioni fa, quando era maggiorenne il mio trisavolo analfabeta (chissà se avrà votato) e ragazzino il mio bisnonno, comunque legittimati di fatto dalla insipienza dei Siciliani che alla fine, almeno dopo il 1946, hanno deciso di partecipare tranquillamente alla vita politica italiana… Un conto è legittimare uno scippo che mi hanno fatto davanti agli occhi….me presente.
5° E infine, anche volendo, non ho proprio per chi votare
Se proprio dovessi turarmi il naso, e andare a votare per dare un segnale di dissenso da questa Europa, per chi dovrei farlo?
Per i due partiti nazionali che sono d’accordo su tutto, Europa compresa, e che governano di fatto insieme da 20 anni?
Per i loro fiancheggiatori, tipo NCD, che peraltro neanche arriveranno al 4 %?
Per il Movimento 5 Stelle, che non ha mai detto chiaramente cosa pensa dell’Europa (che m’importa del referendum, voglio sapere che ne pensate voi) e che espelle il primo che dissente dal “lìder màximo”, anche solo per “peccato di pensiero”?
Per la lista farlocca Tsipras, dove c’è “ammucciata” SEL, che vuole “riformare la UE da dentro”, ma che non vuole assolutissimamente toccato l’euro?
Per la Lega, che è sì (oggi) contraria a euro ed Europa, ma che resta violentemente antisiciliana e razzista?
Per le liste “scognite” che mai, mai, e poi mai, hanno la benché minima chance di superare il 4 % nel silenzio assoluto dei media?

Da qui la mia decisione, l’unica possibile:
FACCIAMO RUMORE COL NOSTRO SILENZIO!
DELEGITTIAMO L’UNIONE EUROPEA NON ANDANDO PIU’ A VOTARE!
Poi si vedrà…

Redazione

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