Etnaland, tutte le incertezze per la riapertura del parco Direttore: «Le multinazionali aspettano come avvoltoi»

Chiuso da settembre del 2019, non c’è ancora una data di riapertura per Etnaland. «La stagione primaverile è già saltata, ci abbiamo rinunciato. Ora, puntiamo sui due mesi centrali dell’estate ma è ancora tutto una roulette russa». A prendere in prestito l’esempio di un azzardo che potrebbe essere letale è il direttore del parco divertimenti di Belpasso Francesco Russello. Dopo la decisione – causa Covid-19 – di restare chiusi per la stagione 2020, adesso sembra difficile immaginare la riapertura «soprattutto alla luce del fatto che non ci sono ancora linee guida per il comparto», spiega il direttore a MeridioNews

L’idea, dunque, è quella di posticipare e concentrare tutto tra luglio e agosto. «Prima di programmare – aggiunge Russello – aspettiamo le direttive del nuovo governo perché, venendo da un anno che è stato disastroso, non possiamo permetterci di fare un lavoro che rischia di essere inutile». A influire sulla scelta saranno le misure di contenimento della diffusione della pandemia pensate per i parchi acquatici e tematici. In teoria, per rispettare il distanziamento sociale, a Etnaland dovrebbero potere entrare contemporaneamente tra 5000 e 6000 persone. «Se ci dicono che possiamo accogliere un massimo di 2000 persone sceglieremo, anche quest’anno, di restare chiusi perché non riusciremmo a coprire nemmeno i costi di gestione».

L’incertezza che aleggia è dovuta a diversi fattori: non solo la mancanza di protocolli nazionali per potere organizzare la riapertura in modo sicuro, ma anche «il rischio di un eventuale ordine di chiusura che potrebbe seguire i flussi del contagio e il doppio sentimento che, in questo momento, le persone hanno nei confronti di tutto quello che è divertimento e socialità». Se da una parte c’è la voglia di tornare a una vita fatta anche di spensieratezza, dall’altra, «incombe nella gente la paura di contrarre il virus in contesti non di dovere e l’ansia di dovere poi fare i conti con un forte senso di colpa». Pericoli che, dopo un anno di chiusura, se diventassero concreti, finirebbero per estromettere totalmente dal mercato il parco divertimenti.

L’obiettivo per il direttore Russello è, invece, fare sopravvivere Etnaland anche valutando l’ipotesi di restare in stand-by un altro anno. «È una possibilità che dobbiamo tenere in considerazione – spiega – anche perché abbiamo il fiato sul collo delle multinazionali che, come degli avvoltoi, roteano sulla testa dei parchi per capire se sono vivi o morti nella speranza di poterli acquistare a prezzi bassissimi». In Italia, nell’ultimo anno, quattro parchi hanno dovuto cedere. Anche per questo, lamenta il direttore «ci saremmo aspettati qualche aiuto da parte dello Stato e, invece, siamo stati totalmente ignorati». Nonostante quello dei parchi divertimento sia un comparto che muove ogni anno 20 milioni di persone (compresa una buona quota di stranieri), «veniamo considerati come se non fossimo parte del turismo». 

Intanto, in questo periodo di chiusura, Etnaland ne ha approfittato per rifarsi in parte il look. La grande novità, che era già stata annunciata per l’ottavo anno, ovvero l’esclusiva nazionale dell’attrazione a tema 44 gatti, «è quasi pronta – assicura Russello – Nel frattempo abbiamo avviato un altro cantiere, anche se per non creare assembramenti abbiamo scelto di fare lavorare una ditta per volta, per realizzare una parte del parto a tema Steampunk». Una tematizzazione che si ispira a un filone della narrativa fantascientifica con tecnologie anacronistiche in un’ambientazione storica. «Una cosa ancora mai vista in un parco divertimenti che – conclude Russello – speriamo di potere offrire al nostro pubblico già a partire dai prossimi mesi».

Marta Silvestre

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