Un’ordinanza della Prefettura di Catania vieta da due anni l’accesso alla zona sommitale dell’Etna alle guide che operano sul vulcano più alto d’Europa. Secondo le direttive diramate, «a decorrere dal 26 settembre 2012 e fino al 31 ottobre 2012 è confermato lassoluto divieto di accedere al vulcano Etna sul versante sud, oltre la quota di metri 2920 (in prossimità della Torre del Filosofo) e sul versante nord, oltre la quota di metri 2990 (in prossimità di Punta Lucia)». Una decisione che viene prorogata di volta in volta, duramente criticata dagli addetti ai lavori, costretti a far fermare ad una distanza giudicata eccessiva le carovane di turisti e appassionati che affollano le pendici del vulcano. Da qui l’idea di stilare una petizione online da presentare al prefetto Francesca Cannizzo.
Troppi pericoli, si tratta sempre di un vulcano, meglio limitare l’accesso. Questa la linea di pensiero delle autorità. Ma non tutti sono d’accordo. «E’ come vietare ad un alpinista di salire una parete perché potrebbe staccarsi un chiodo o venir giù una scarica di pietre», denuncia uno dei firmatari, Daniele, sul gruppo di coordinamento su Facebook. «Le ordinanze non servono a niente, in montagna ci vuole soltanto il buon senso», prosegue. «Chi frequenta il vulcano sa bene di mettere i piedi sopra uno degli edifici vulcanici più attivi al mondo – si legge nel testo che verrà inviato al Prefetto – un’ordinanza come questa, che continua ormai da troppo tempo, limita la fruizione dello stesso».
E mentre la commissione che deciderà se inserire l’Etna tra i luoghi protetti dall’Unesco ha da poco concluso i sopralluoghi preliminari – probabilmente facendo un accurato slalom tra le innumerevoli discariche abusive che costellano a muntagna – la zona sommitale rimane chiusa ai più. Per i trasgressori il rischio è larresto fino a tre mesi o l’ammenda fino a duecento euro. Il divieto non si applica per «il personale dellIstituto nazionale di Geofisica e vulcanologia, di soccorso e di protezione civile, per il personale dellUniversità di Catania – dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali, Sezione di Scienze della terra – nonché nei confronti dei giornalisti, muniti di tesserino di iscrizione all’Ordine, per il solo tempo necessario ai servizi, purché assistiti da personale tecnico specializzato esperto dei luoghi».
Insomma, via libera a studiosi, personale di soccorso e perfino giornalisti (accompagnati), ma non guide esperte, che non si prenderebbero la responsabilità di portare in zone potenzialmente pericolose turisti non preparati ad affrontare quantomeno una gita ad alta quota. Una possibile soluzione la lanciano gli stessi firmatari, come Claudio che propone di informare quanto più possibile chi vuole salire oltre i tremila metri attraverso «video-pannelli con i grafici del tremore, ad esempio» e far firmare un documento che sollevi «il Prefetto da ogni responsabilità, trattandosi comunque di un sito oggettivamente pericoloso».
[Foto di Albe86]
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