Etna Rail, la metro leggera da 550 milioni I Comuni insieme a ditte con guai giudiziari

Meno inquinamento, meno traffico, meno costi per le pubbliche amministrazioni. La possibilità di raggiungere la città dai paesi pedemontani in meno di venti minuti. E infine la facilità di trovare parcheggio. Etna Rail, il progetto di metro leggera fatto proprio dai Comuni della Città metropolitana di Catania coinvolti nel tracciato, è stata accolta come la possibile soluzione a diversi mali della mobilità etnea. Al piano mancano ancora diversi passaggi, ma si sa già dove – almeno nelle intenzioni – saranno presi i soldi necessari: all’80 per cento fondi regionali richiesti dai Comuni aderenti e, per il resto, project financing con sei società private. Alcune francesi, altre nazionali e altre locali. Alcune di queste già note alle cronache e ai magistrati come il colosso Maltauro. Ma non solo. Tra i soggetti proponenti ci sono anche due ditte etnee riconducibili allo stesso soggetto, coinvolto a Genova in un’indagine per corruzione e frode in pubbliche forniture.

Innanzitutto, il progetto. La metropolitana su monorotaia è stata pensata per collegare con tre linee Pedara, Mascalucia, San Gregorio, Gravina, Tremestieri e San Giovanni la Punta a Catania. Per prima verrà costruita la linea verde che – come riporta il sito Mobilita Catania – collegherà Mascalucia con Catania, passando da Gravina. Previste dieci stazioni e parcheggi con 4200 posti. Il capolinea sarà piazza Lanza, scambiando con la futura stazione Milo della metropolitana etnea in viale Fleming. Seguirà la linea arancione: sette stazioni lungo il percorso San Giovanni La Punta-Sant’Agata Li Battiati-Catania, con scambio al Borgo e parcheggi da 4000 stalli. Prevista anche la realizzazione di una rampa di immissione per chi proviene dalla Catania-Messina. Infine toccherà alla linea rossa che porterà da Mascalucia a Sant’Agata Li Battiati passando per Tremestieri: quattro stazioni, due parcheggi con 600 posti e lo scambio con le altre due linee. Il tutto, stimano i privati, per un valore di 550 milioni di euro.

A proporre l’idea della Catania Monorail, ormai anni fa, alla provincia di Catania sono sei aziende. Tra le quali spicca il nome Maltauro. Uno dei più grandi gruppi italiani di costruzioni, la cui notorietà è legata a doppio filo al nome di Enrico Maltauro, amministratore delegato prima dell’arresto nell’indagine per gli appalti truccati all’Expo 2015 di Milano. Poi scarcerato, l’imprenditore vicentino ha patteggiato una condanna a due anni e dieci mesi. Diverse prefetture negli anni hanno ipotizzato la possibile infiltrazione della mafia nell’azienda. Anche in Sicilia, dove la società ha lavorato spesso. Tutto comincia nel 2006, quando Maltauro rileva un’impresa di Genova che porta in eredità due storiche aziende catanesi: l’Ira costruzioni di Gaetano Graci e la Fratelli Costanzo spa di Carmelo Costanzo. Due imprese dei «cavalieri dell’apocalisse mafiosa», come descritti dal giornalista etneo – poi ucciso dalla criminalità organizzata – Giuseppe Fava. I magistrati catanesi si sono interessati a diversi appalti di Maltauro in città: la costruzione del centro commerciale Etnapolis affidata all’imprenditore Vincenzo Basilotta, scomparso a maggio, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa; gli affari con l’editore Mario Ciancio Sanfilippo, indagato per lo stesso reato; e i lavori per la metropolitana etnea in cui sarebbe stato utilizzato del cemento depotenziato.

Tra le sei imprese che dovrebbero occuparsi di Etna Rail ci sono anche le catanesi Betoncat e Furnò costruzioni ferroviarie. Due società diverse, ma con la prima che detiene le quote di minoranza della seconda. E non solo. Oggi a capo di Betoncat c’è Rosario Furnò. Ma, fino a dicembre 2012, la ditta è diretta da Piero Furnò, oggi amministratore unico della Fcf. Un mese prima, una maxi-operazione della guardia di finanza di Genova porta al suo arresto. In 38 sono accusati, a vario titolo, di corruzione e frode in pubbliche forniture. Nello specifico, gli scavi nell’asfalto stradale per permettere la posa di tubi del gas. Ma, come riporta il quotidiano ligure Il Secolo XIX, i lavori sarebbero stati «difformi dalle norme contrattuali» ed eseguiti «non rispettando le prescrizioni sui materiali da utilizzare». L’udienza preliminare dovrebbe svolgersi entro ottobre. A completare il quadro delle aziende che dovrebbero essere parte di Etna Rail, le catanesi Uzeda progetti – che ha lavorato all’elaborato «definitivo delle opere fognarie per la salvaguardia dell’Area marina protetta Isole dei ciclopi» – e Architecna – che ha firmato lo studio di fattibilità e la progettazione preliminare dell’ampliamento dell’aeroporto di Fontanarossa. Infine, i colossi stranieri: Alstom e Ratp Dev. Due gruppi industriali francesi del settore dei trasporti.

Luisa Santangelo

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