Cicche di sigaretta, piatti e bicchieri di plastica. Ma anche scarpe, servizi da caffè in ceramica, cerchioni e bottiglie di olio per auto. Persino un tema: «L’inquinamento dell’aria e della Terra ha ormai coinvolto tutto il pianeta. L’uomo non troverà presto piante e le conseguenze saranno irreparabili», l’attacco. Sono solo una parte del bottino raccolto ieri nel Parco dell’Etna dai volontari di Raccolta indiscriminata, la passeggiata di pulizia organizzata da Etna Walk, RadioLab e CTzen in collaborazione con Etna sci, Etna snow, Etna tattoo art cafe in contrada Rinazzi, nel Comune di Nicolosi. Solo una delle oltre 250 discariche abusive contate nel territorio. Quasi settanta persone, bambini compresi, i volontari delle associazioni e semplici cittadini. Circa trenta i sacchi dell’immondizia riempiti. Centinaia le immagini scattate dai partecipanti, invitati a documentare il prima e dopo nel foto-raduno. «E’ stato bello. Sia per la massiccia partecipazione sia perché abbiamo ripulito la zona in pochissimo tempo – dice Giuseppe Distefano, membro di Etna Walk – Ai Comuni dico solo che questo è il primo passo: siamo molto agguerriti e a breve faremo un secondo appuntamento». «Speriamo di non dover essere noi cittadini a fare questo lavoro per una seconda volta, almeno non di nuovo qui – gli fa eco il collega Luca Bonaccorsi – Anche se la vedo dura perché il primo maggio è alle porte».
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video di Gianmarco Catalano
Pulizie di primavera – dopo le scampagnate del 25 aprile e a ridosso di quelle del 1 maggio – iniziate a metà mattinata. Un primo giro di ricognizione, per individuare il tipo di rifiuti e immortalare lo stato del bosco. Alcune mani indicano un televisore e dei copertoni di auto abbandonati. «I rifiuti speciali non possiamo toccarli – spiega Distefano – E’ pericoloso e non saprebbero nemmeno come smaltirli. Servono degli operai specializzati e poi ci sono i costi dello smaltimento, che ogni Comune teme di dover affrontare». Alla fine del sentiero, ad attendere i volontari c’è infatti un operaio del Comune di Nicolosi, addetto al trasporto dell’immondizia. Nessuno gli aveva spiegato cosa dovesse andare a fare esattamente, in quel suo giro straordinario della domenica. La sua dotazione di sacchetti non era di certo pronta ad affrontare una pulizia straordinaria: solo due. «Siamo proprio a ridosso delle elezioni – spiega Marisa Mazzaglia, assessore alle Politiche per l’Etna del Comune etneo – E questi vengono considerati come debiti fuori bilancio. Non potevamo fare di più». Velocemente, tra gli organizzatori, vengono recuperati guanti monouso e altri sacchi. La raccolta può iniziare.
«E questo dove lo metto?», chiedono i bambini, tra i più attivi pulitori. Perché la raccolta è stata sì indiscriminata, ma anche differenziata: la plastica da un lato e il vetro dall’altra, le carte – ormai sporche – e tutto il resto da un’altra ancora. In contrada Rinazzi sono ancora evidenti i segni delle scampagnate. Ma ogni tanto salta fuori una sorpresa: dal terreno lungo il sentiero si vedono spuntare angoli di sacchi di iuta. Basta tirarli via – seppelliti dalla terra e incastrati tra la pietra lavica – per vedere riaffiorare rifiuti di ogni genere: un ferro da stiro, delle scarpe, il contenuto di mezza credenza di chissà quale casa. «State alterando l’ecosistema – scherza una ragazza – Ormai si erano integrati benissimo». E, scavando, c’è anche chi ritrova un reperto d’epoca: una bottiglia d’aranciata non più in commercio da almeno vent’anni. «Proprio ieri la descrivevo agli amici, trasparente con il fondo di plastica arancione – racconta un altro ragazzo – Molti nemmeno la ricordavano». Tra un sospiro per l’inciviltà altrui e un’imprecazione per una spina infilata in un dito, durante la mattinata non mancano mai i sorrisi.
Poco dopo mezzogiorno la zona è ormai pulita. Dai volontari. Per le istituzioni, infatti, si tratta di un «problema di ordine pubblico» difficile da gestire: «Le persone invadono i terreni privati, sui quali non abbiamo competenza – spiega Mazzaglia – Mentre le aree demaniali sono ben tenute». Eppure contrada Rinazzi è privata solo in parte. «Abbiamo chiesto più volte un intervento della prefettura per contrastare questi fenomeni di invasione dei boschi», aggiunge l’assessore. D’altronde, come dichiara Ettore Foti, commissario del parco dell’Etna: «Non credo che ci sia qualcuno che abbia più prerogative degli altri per un problema atavico come quello dei rifiuti». La soluzione? «Soprattutto la repressione, perché iniziative che vediamo molto favorevolmente come questa, sono fatte una tantum», conclude. Di riorganizzare le forze e i fondi per una pulizia che non sia straordinaria non si fa cenno.
Le fotografie dei raccoglitori diventano intanto più artistiche, gli sguardi si scollano dal terreno alla ricerca dell’ultima cicca perduta. Il gruppo si sposta un po’ più in alto, per il pranzo al sacco e una lunga passeggiata di quasi otto chilometri da monte Concilio fino alle bocche di monte Gemmellaro, passando per monte Grosso e il suo rifugio. Qualcuno, tra il fiatone e la stanchezza, chiede: «Quando lo rifacciamo la prossima volta?». Il parco è grande circa 59mila ettari: serviranno tanti sacchetti.
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