Da Taormina ad Acireale, l’Etna illumina le notti di quest’estate e fa tremare i vetri delle abitazioni con i suoi continui boati. La nuova attività, iniziata lo scorso 5 luglio, prosegue senza sosta, con nuove bocche che si aprono nell’arco di pochi giorni. Ma tutte in un raggio di appena qualche centinaio di metri. L’ultima, l’1 agosto, si è aperta sullo stesso cono su cui insiste la frattura del 25 luglio. «È un quadro estremamente confinato, se si pensa che nel 2002 le eruzioni si sono estese su dieci chilometri di lunghezza, un sistema molto più grande», spiega Boris Behncke, vulcanologo dell’Istituto nazionale di vulcanologia di Catania.
Il 5 luglio si aprono due nuove bocche sotto il cratere centrale. Un’attività definita sub terminale, perché è legata ai crateri sommitali ma le eruzioni fuoriescono da fratture nuove. È invece la bocca del 25 luglio, poco più a monte rispetto alle altre due, a produrre i boati e le esplosioni ammirate negli ultimi giorni. Il giorno dopo, il 26 luglio, se ne forma un’altra ancora, talmente vicina a quella del 25 da unirsi presto a quest’ultima. «L’ultima bocca, quella dell’1 agosto, si è aperta sullo stesso cono – spiega Behncke – I boati sono provocati dalle esplosioni di bolle di magma, mentre le colate non superano mai il chilometro e mezzo perché scarsamente alimentate. Così – continua il vulcanologo – si va formando un banco lavico spesso e largo, che, tuttavia, rimane nella stessa zona».
Un fenomeno superficiale, dunque, che fa solo spettacolo e che, ci tiene a sottolineare Behncke, «non è pericoloso e non è segno di futuro pericolo». Non resta quindi che godersi lo spettacolo. Le terrazze da cui affacciarsi per ammirare l’Etna sono molte e a diverse quote di altezza. Per chi vuole avvicinarsi il più possibile al nuovo cono, da Piano Provenzana partono i pullmini della società Star, la stessa che gestisce l’impianto di sci. Il costo è di 57 euro a persona e si arriva a poche centinaia di metri dall’eruzione. Lo spettacolo è assicurato, soprattutto al tramonto. Chi preferisce risparmiare può invece scegliere il sentiero di Serracozzo che, partendo dal Rifugio Citelli, a quota 1700 metri sul versante est del vulcano, arriva sulla cresta della valle del Bove. Da lì, dopo una camminata relativamente facile in salita della durata di circa un’ora e mezza, la visione è diretta. Infine, per chi non volesse proprio affaticarsi, sulla strada Mareneve, soprattutto nel primo tratto a partire dal paese di Fornazzo, sono tanti i punti panoramici da cui è ben visibile il fenomeno.
[Foto di Rifugio Citelli]
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