Dopo un inizio d’anno turbolento che ha visto diverse fasi di ripresa dell’attività vulcanica, prima a gennaio con emissioni di cenere e bagliori e poi a febbraio con forti esplosioni e attività stromboliana sempre più regolare, il mese scorso si è assistito a uno di quegli eventi improvvisi che molti, tra turisti, esperti e abituali fruitori del vulcano ricorderanno per sempre: una violenta esplosione freatica causata dall’interazione tra il magma e l’acqua derivante dallo scioglimento di una grossa sacca di neve. Come raccontano turisti, guide e operatori video-fotografici che erano sul posto per immortalare la colata alimentata dalla frattura sul fianco meridionale del cratere di Sud-Est, la fortissima esplosione è stata seguita dalla ricaduta di materiale roccioso incandescente e getti di vapore che ha colpito diverse persone ferendone una decina.
Dalle 11.30 di questa mattina una nuova fase eruttiva è in corso sull’Etna con la formazione di una nuova colata che si sta espandendo alla base del cratere di Sud-Est accompagnata da una «debolissima attività stromboliana», come fanno sapere dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania. Dalla bocca che si è aperta nella sella del cratere emerge una colata lavica che si slarga e procede su un ripido pendio, nella zona sommitale del vulcano attivo più alto d’Europa. I movimenti del braccio lavico sono ripresi dalle telecamere termiche dell’Ingv. Sia il tremore vulcanico che le deformazioni del suolo e tutti gli altri segnali predisposti a captare ogni singola variazione nell’attività del vulcano sono costantemente monitorati dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Gli esperti hanno rilevato un aumento sia dell’intensità che dell’ampiezza del tremore vulcanico e ciò è un possibile indizio di una nuova risalita di materiale magmatico all’interno del condotto vulcanico. Al momento non è presente emissione di nuova cenere e quella che fuoriesce deriva piuttosto da crolli e dallo smantellamento di vecchi prodotti della parte terminale del condotto che vengono erosi durante l’attività di degassamento. Per questo motivo l’istituto di ricerca ha emesso un bollettino di colore arancione sull’indice Vona (Volcano observatory notice for aviation), che riguarda il rischio per i veivoli dovuto alla presenza di cenere in atmosfera. Al momento, comunque, l’attività del vulcano, non interferisce con l’operatività dell’aeroporto internazionale di Catania. L’episodio di questa mattina fa seguito a una ripresa dell’attività avvenuta tra il 7 e il 14 aprile. Come è stato dichiarato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, nella serata del 13 aprile si è assistito all’apertura di tre bocche effusive sul fianco meridionale del cono del cratere di Sud Est e alla sua base meridionale. Ciò avrebbe marcato l’inizio di un ulteriore episodio di attività effusiva che, in effetti, era stato anticipato da un repentino aumento dell’ampiezza del tremore vulcanico e da una breve attività esplosiva alla bocca posta sulla ex sella fra il vecchio e il nuovo cono del cratere di Sud Est.
L’Etna è il vulcano più studiato e monitorato al mondo e, soprattutto in momenti del genere, si rende necessario intercettare qualsiasi cambiamento nei parametri vulcanici per una migliore e tempestiva analisi dei fenomeni in atto e dei potenziali scenari eruttivi.
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