Etna, Mareneve usata come pista per le moto Un centauro: «Niente regole, qualcuno muore»

Sull’asfalto ci sono ancora le
tracce di uno scontro mortale. «Alcuni motociclisti usano la
Mareneve come una pista e qualcuno ci lascia le penne». A parlare è un centauro che come tanti, ogni fine settimana, insieme al suo gruppo di amici, piega con la moto sulle curve che collegano il paese di Linguaglossa al rifugio Brunek. Punto di partenza, di arrivo e di ritrovo per centinaia di appassionati delle due ruote motorizzate. I residenti e altri frequentatori del versante nord del parco dell’Etna lamentano «le spericolate infrazioni al codice della strada» e il pericolo per gli altri mezzi. Ma nonostante i controlli delle forze dell’ordine «il fenomeno dura da più di trent’anni».

Il tracciato di circa
13 chilometri è scandito da case di campagna, boschi, guardrail sconnessi e altarini commemorativi. «Chi percorre in moto la Mareneve può raccontare di essere caduto almeno una volta», dice Francesco, il motociclista che accetta di parlare con MeridioNews sotto pseudonimo. «L’asfalto è irregolare e pericoloso, specie quando in curva cadono gli aghi di pino». Prima di ogni tornante un cartello ricorda il limite di velocità – 50 chilometri orari -, il divieto di sorpasso e prescrive attenzione nell’affrontare le curve. 

Ma «ogni sabato e domenica se ne vedono di tutti i colori – continua il motociclista – Le norme non le rispetta nessuno». Francesco fa però una netta distinzione tra chi «va un po’ più forte per divertirsi con gli amici e chi esagera mettendo a rischio la propria vita e quella degli altri». Come per esempio quando «un meccanico provò a tutta velocità una moto da competizione, senza targa e senza fanali». E gli incidenti accadono spesso. «Qualche domenica fa è morto un 72enne, all’uscita di una curva». L’uomo è andato a finire contro un bus turistico mentre risaliva insieme a un gruppo di altri motociclisti.

Al Brunek si ritrovano «appassionati di moto che
vengono da tutte le province – dice un frequentatore – mentre i piloti del luogo sono pochi». Sorpassi azzardati, evoluzioni spericolate, noncuranza dei limiti di velocità sono documentate anche dai video che alcuni centauri condividono su
Youtube. Comportamenti che avrebbero portato «all’esasperazione i residenti e i visitatori più affezionati del versante Etna nord – dice un uomo che ha casa lungo la Mareneve – Ormai non ci abito più per paura di essere investito all’uscita dal cancello». In passato, «per fare girare a largo le moto qualcuno ha addirittura versato dell’olio sulla strada». 

L’approccio dei centauri alla strada regionale del Parco dell’Etna farebbe pensare «a una gara improvvisata». Ma il problema «non è se fanno a chi arriva primo, è che corrono troppo forte», spiega il residente. Le chiamate alle forze dell’ordine «sono molto frequenti – continua – ma i loro interventi non fermano le corse». Contattati da MeridioNews, i carabinieri di Randazzo rispondono di non potere rilasciare dichiarazioni. Intanto, quando una domenica «qualcuno ha pianto per una multa di 700 euro e il sequestro della moto – conclude Francesco – il fine settimana seguente era di nuovo in sella a piegare sulle curve che portano al Brunek».

Cassandra Di Giacomo

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