Dopo aver incantato tra gennaio e aprile 2017, con fontane di lava e spettacolari colate, ‘a Muntagna si era ritirata nel silenzio. L’attività aveva interessato prevalentemente il cratere di sud-est e, nella fase finale, aveva lasciato il segno per quell’esplosione freatomagmatica che ha provocato molta paura e il ferimento di alcuni turisti. La lunga pausa, adesso, sembra stia lasciando spazio a una graduale ripresa dell’attività eruttiva, dato confermato dai vulcanologi dell‘Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Osservatorio Etneo di Catania.
Le telecamere termiche hanno infatti evidenziato l’inizio di un’attività stromboliana che già da qualche settimana interessa il cratere sommitale Bocca Nuova con progressivi aumenti di intensità delle esplosioni. Qualche brandello di lava è proiettato, da esplosioni più violente, a un’altezza tale da superare l’orlo del cratere, per poi però ricadere al suo interno. Anche il cratere di nord-est ha mostrato chiari segni di un crescendo dell’attività e l’apertura di più bocche sul fondo craterico: una di queste mostra una lieve attività stromboliana intracraterica. Proprio il cratere di nord-est, a novembre 2017, aveva ripreso la normale attività di degassamento dopo essere rimasto completamente occluso per l’accumulo dei prodotti eruttati durante l’eruzione di maggio 2016.
«È chiaro che rispetto al silenzio dell’ultimo anno, questi fenomeni sono un segnale molto più evidente di attività, ma si tratta comunque di fenomeni che, per il momento, rimangono confinati all’interno dei due crateri», dichiara Marco Neri, vulcanologo dell’Ingv di Catania. «La differenza tra le due bocche sta nel fatto che, mentre l’attività della Bocca Nuova risulta più continua e con esplosioni più forti, il cratere di Nord-Est mostra soprattutto esplosioni di cenere. Ma questo rientra nello stile della bocca, dal momento che il suo condotto, nella parte più alta, tende sempre a occludersi durante le eruzioni». Ma cosa potrà accadere in futuro? «Non ci sono al momento segnali chiari che possano lasciare prevedere un’imminente eruzione – risponde Neri – Ci sono intanto frequenti riunioni con la Protezione civile, soprattutto considerato il fatto che sull’Etna in questo periodo ci sono centinaia di turisti ed appassionati che salgono fino alla sua sommità, un fattore che va considerato».
L’Etna è il vulcano più studiato e più monitorato al mondo ma mai come in momenti del genere si rende sempre più urgente e necessario un monitoraggio diretto dell’attività vulcanica. Così, in queste fasi, i vulcanologi dell’Osservatorio Etneo sono impegnati in una continua e puntuale attività multidisciplinare di monitoraggio: sopralluoghi sul campo, sorvoli in elicottero, acquisizione di immagini aeree visibili e termiche e soprattutto un’intenso monitoraggio geochimico per comprendere la composizione chimica dei gas del plume (il pennacchio dell’Etna) e delle fumarole. Interpretando questi dati, si possono comprendere i processi di risalita del magma lungo i condotti vulcanici e definire così i potenziali scenari eruttivi.
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