Il proprietario della funivia dell’Etna Francesco Russo Morosoli, i suoi più fidati collaboratori, ma anche gli ex vertici del Collegio regionale delle guide vulcanologiche e due esponenti delle forze dell’ordine devono andare a giudizio. Questa la richiesta dei magistrati della procura di Catania Alessandra Tasciotti e Fabrizio Aliotta depositata agli inizi di giugno. L’udienza preliminare sull’inchiesta Aetna, costata i domiciliari all’ex monopolista delle escursioni ai crateri del vulcano, si terrà il prossimo 6 settembre davanti al giudice Giancarlo Cascino. Si è ridotto da 23 a 19 – più la società Russo Morosoli Invest – il numero dei soggetti coinvolti nel procedimento e possono sorridere i sindaci di Linguaglossa, Salvatore Puglisi, e di Nicolosi, Angelo Pulvirenti. Assieme al tenente colonnello della guardia di finanza Sergio Cerra e alla consigliera di Castiglione di Sicilia Stefania Russotti sono stati prosciolti dalle accuse.
Resta invece in piedi il quadro a carico dell’ex dirigente Affari generali del Comune di Linguaglossa, Franco Barone, dei dirigenti della Funivia Salvo Di Franco, Simone Lo Grasso e del consulente di Russo Morosoli, ex candidato sindaco a Piedimonte Etneo, Alberto Puglisi. Per la procura sono loro i complici del patron della funivia nelle presunte manovre illecite sugli appalti del 2016, 2017 e 2018 banditi dai Comuni di Linguaglossa e Castiglione per affidare il business dei trasporti turistici fino ai crateri dell’Etna. I reati ipotizzati, fra le altre cose, sono corruzione, turbativa d’asta, abuso e rivelazione di segreti d’ufficio.
L’altro pilastro dell’inchiesta etnea riguarda il concorso di maggio 2018 per abilitare nuove guide vulcanologiche. L’ex presidente del Collegio delle guide Biagio Ragonese, i suoi colleghi Antonio Rizzo e Orazio Distefano – dipendente del parco dell’Etna – sono protagonisti della presunta parentopoli che avrebbe portato alcuni dei loro figli a vincere la selezione pubblica organizzata dallo stesso Collegio. Imputati davanti al gup saranno anche i componenti della commissione d’esame, ovvero le guide alpine Gianni Trepin, allora presidente dell’organo, Mario Taller, Alberto Felicetti, Angelo Nicotra, il funzionario regionale Giuseppe Dentici, il ricercatore dell’Ingv di Catania Stefano Branca. Avrebbero lasciato che Ragonese, Rizzo e Distefano organizzassero il percorso della prova e i questionari teorici modellandoli sui loro figli, messi a conoscenza in anticipo della natura del test di selezione, a scapito di oltre novanta partecipanti.
Sette di loro, autori anche dei ricorsi alla giustizia amministrativa per bloccare l’efficacia del concorso, sono stati individuati dalla procura come persone offese e dunque potranno costituirsi come parte civile. Stessa sorte per sette ex giornalisti dell’emittente di Russo Morosoli, Ultima tv, chiusa a gennaio dopo l’inchiesta. L’imprenditore, secondo i magistrati, li avrebbe costretti a rinunciare al loro diritto alla stabilizzazione, facendo loro accettare contratti interinali dietro minaccia di licenziamento.
Imputati infine anche l’ex forestale Carmelo Cavallaro, implicato nella presunta turbativa del bando per le escursioni del 2017 a Linguaglossa, e il dirigente dell’ex Azienda foreste demaniali Nino De Marco. Finito sotto accusa per lo scambio fra gli strategici terreni demaniali in alta quota, assegnati a Russo Morosoli per le escursioni, in cambio di alcuni immobili a Catania dove il Dipartimento per lo sviluppo rurale ha spostato i suoi uffici. Chiudono l’elenco il comandante del nucleo operativo della Forestale, commissario del parco dei Nebrodi, Luca Ferlito – accusato di «asservimento della sua funzione» al patron della funivia – e il poliziotto Alessandro Galante, coinvolto nella presunta assegnazione fraudolenta dell’immobile di Monte Conca alla Star srl, storica società del gruppo Russo Morosoli oggi confluita nella Russo Morosoli Invest.
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