L’Etna sta sbummìando. E’ questa la definizione dei catanesi per la nuova attività del vulcano cominciata questa mattina e ancora in evoluzione. Un’alta colonna di cenere è stata catturata dagli obiettivi di diversi cittadini, mentre poche ore dopo hanno cominciato a farsi sentire anche forti boati. «L’esplosione è iniziata alle 9.25 di questa mattina con un’intensa emissione di cenere in atmosfera, senza una direzione preferenziale – spiegano dalla sede etnea dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – Successivamente è ripresa l’attività eruttiva da una piccola bocca apertasi sull’orlo settentrionale del nuovo cratere di Sud-Est». L’Ingv – insieme alla Sac, la società di gestione dell’aeroporto Etneo – continua a monitorare la situazione ma è ancora presto per dire se oggi si assisterà all’atteso ventesimo parossismo dell’anno.
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Un numero consistente nella recente storia dell’Etna, come spiega una nota riassuntiva sull’attività del vulcano dal 2011 al 2013 pubblicata dall’istituto proprio in questi giorni. Il bilancio è di «19 crisi parossistiche nellultimo anno e oltre 40 episodi di fontana di lava in tre anni». Una ripresa a pieno ritmo dopo un anno e mezzo trascorso in assenza di eventi significativi. A segnalare però la ricarica del vulcano, come la chiamano gli stessi esperti, sono «i fenomeni esplosivi con lancio di materiale roccioso essenzialmente vecchio, strappato dalle pareti dei condotti, insieme a frammenti di nuovo magma in risalita». Protagonista degli ultimi anni, così come della colonna di cenere di oggi, è il nuovo cratere nato sul cono del cratere di Sud-Est a causa di un cedimento del terreno. E per questo «chiamato poi pit crater, cratere a pozzo», spiegano dall’Ignv.
Dopo piccoli episodi che hanno annunciato la sua entrata in scena, il pit crater avrebbe cominciato a fare sul serio il 12 gennaio 2011, ripercorrono gli esperti, con una colonna di gas e frammenti di roccia vulcanica alta alcuni chilometri insieme a fontane di lava. La sua attività ha portato all’apertura di un nuovo cono che ha raggiunto negli anni i 240 metri d’altezza. «Il cratere che sovrasta il cono è stato informalmente battezzato nuovo cratere di Sud Est per distinguerlo dal vecchio, distante circa 350 metri a ovest». Da quel primo evento di rilievo si sono susseguiti altri 17 parossismi nel 2011, 7 nel 2012 e 13 fino ad aprile 2013. Questi ultimi definiti dall’Ingv «insolitamente violenti, causando ricadute pesanti non solo in termini di lapilli ma anche di frammenti di roccia fino a 50 centimetri di diametro in zone spesso frequentate da escursionisti, a circa 5?6 chilometri di distanza dal cratere».
Quest’anno, dopo una pausa estiva, l’Etna ha ripreso la sua attività il 26 ottobre – preceduta da 13 scosse sismiche in cinque ore – facendo crescere il numero dei parossismi a 19, l’ultimo lo scorso 2 dicembre. Sebbene non sia ancora prevedibile cosa succederà dopo gli assestamenti di oggi, non è escluso che, fino alla fine del 2013, non si arrivi a cifra tonda con il ventesimo parossismo dell’anno. Un’attività elevata per la muntagna, ma non ancora da record, se si considera che tra il 1977 e il 1978 il cratere di Nord?Est ha prodotto 23 parossismi, altri 22 si sono verificati al cratere di Sud?Est dal 1989 al 1999, 66 nel 2000, 15 nel 2001 e 7 tra il 2007 e il 2008.
[La foto principale è di Alessio Di Matteo per Etna Walk]
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