Esplosione via Crispi, i dati della rete del metano Lavori fermi da anni e il nodo vendita Asec trade

Le condizioni di Arturo Russello sono stazionarie. Non esce dal reparto di Rianimazione dell’ospedale Civico di Palermo non per le ustioni (di secondo grado, sul 15 per cento del corpo) ma per la sua situazione respiratoria, compromessa dall’inalazione del gas. È il 60enne dalla cui abitazione, al primo piano di via Francesco Crispi 111, sarebbe partita la deflagrazione che ha fatto crollare l’intero stabile e reso inagibile il palazzo vicino. La piccola Malika, la bimba di dieci mesi, è stabile anche lei all’ospedale Garibaldi di Nesima. È in Rianimazione pediatrica e i medici hanno fatto dei tentativi per farla respirare senza l’aiuto dei macchinari: ce l’ha fatta e adesso i sanitari sperano per il meglio. Nelle prossime ore la risveglieranno dal coma farmacologico. Nelle sue condizioni che la situazione rimanga stazionaria è una buona notizia. A due giorni dalla tragedia, i punti oscuri sono ancora tanti. Così come i temi che fanno discutere: non ultimo quello sullo stato della metanizzazione della città. Ferma da quando è stato realizzato l’ultimo tratto della nuova rete: era il 2014 e venivano coperti Barriera e Picanello. Allo stato attuale, la rete del gas coprirebbe circa il 70 per cento della città

A rimanere fuori sono un’ampia porzione di Cibali, il villaggio Sant’Agata, la parte a nord di Nesima, alcune parti del centro storico. La rete del gas naturale è di proprietà del Comune. Per conto del quale a gestirla è la società partecipata Asec spa. Che, a sua volta, non si occupa della vendita ai clienti finali – i cittadini -, di cui invece si occupano sia Asec trade (che è di proprietà di Asec spa) sia tutte le altre aziende del gas presenti sul mercato. «Una trentina in totale», dice Gaetano Pirrone, direttore tecnico di Asec trade. Anche nel caso in cui una determinata zona sia predisposta per avere accesso alla distribuzione del metano, non è detto che i residenti scelgano di allacciarsi. È il caso dell’appartamento al primo piano del civico 111 di via Francesco Crispi, all’interno del quale una fuga di gas avrebbe dato il via all’esplosione: nonostante il gas naturale ci arrivasse, gli inquilini non ne avevano fatto richiesta, continuando ad affidarsi alle bombole. «C’è da dire, però, che allacciarsi non è semplice – racconta una residente di Borgo-OgninaSia per i costi elevati, sia per i tempi tecnici richiesti».

«Due anni fa ho fatto richiesta per l’allacciamento nella mia abitazione. A pochi metri dall’ingresso del condominio in cui vivo c’è la bocchetta del metano. Volevo evitare di affidarmi alle bombole per i riscaldamenti e la cucina, così ho scritto una email all’Asec – spiega la donna – Non ho ricevuto risposta, quindi ho telefonato e mi è stato detto che sarei dovuta andare nei loro uffici a prendere appuntamento. Ho delegato i miei genitori, perché i miei orari d’ufficio non erano compatibili con quelli degli uffici dell’azienda del gas». Alcune settimane dopo, un tecnico va al suo indirizzo a controllare la disponibilità degli allacci e, a voce, le formula un preventivo: «Circa duemila euro per servire il mio palazzo, anche se il collegamento era davvero vicino». Il costo dell’opera, però, avrebbe dovuto essere confermato tramite una raccomandata: «Che dopo due anni non è ancora arrivata». Nel frattempo, però, la questione viene posta in assemblea di condominio e l’amministratore inoltra una richiesta collettiva. In quel caso, i tempi sono più rapidi e la cifra già formulata alla privata cittadina viene confermata. «Ma gli altri residenti non volevano investire questi soldi, così non se n’è fatto niente. E non posso sobbarcarmi da sola una spesa del genere».

«Non siamo noi a dettare i tempi di risposta – replica Gaetano Pirrone di Asec Trade – L’autorità per l’energia stabilisce quelli massimi a livello nazionale, noi siamo tenuti a rispettarli». Quel che sarebbe certo è che normativa e regolamenti «non favoriscono gli allacciamenti. Ci sono parecchi costi da sostenere, è un’operazione complicata, e non sempre è facile spiegarlo ai cittadini, che si domandano il perché di tariffe elevate». Allo stato attuale, nel Comune di Catania sono 38mila gli allacciamenti alla rete del gas tramite la società Asec Trade e 43mila quelli che includono anche l’hinterland. Numeri che crescono di poco rispetto all’ultimo report pubblicato sul sito dell’azienda, che nel 2011 vantava come un successo il raggiungimento dei 41mila clienti. «Questo piccolo aumento in sei anni è determinato da una moltitudine di fattori. Non esiste, allo stato attuale, una rete in fase di accrescimento che possa permettere l’acquisizione di nuovi contratti», aggiunge il tecnico.

In realtà, la crescita dei collegamenti sarebbe pure prevista. Almeno nel quartiere di Cibali, il cui completamento della metanizzazione dovrebbe essere avviato entro il 2017. A mettere nero su bianco questa data è il Patto per Catania siglato dall’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi con il sindaco di Catania Enzo Bianco. Secondo il documento governativo, per finire la zona dello stadio sono necessari 6.612.000 di euro, «risorse Asec derivanti dalla vendita di Asec Trade». La vendita dell’azienda, però, è ancora in fase di definizione. Le pratiche per portarla a compimento, secondo fonti aziendali, sono state avviate circa un anno fa e adesso è tutto nelle mani di un professionista che sta realizzando un report sulla situazione economico-finanziaria della società. Un documento che dovrà essere presentato ai possibili compratori, ma che non sarebbe ancora pronto. Cosa che non fa ben sperare nell’ottica di rispettare i tempi previsti per la realizzazione dell’opera.

Luisa Santangelo

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