Ancora una volta è tutto da rifare. Il Comune di Linguaglossa, capofila, ha azzerato gli esiti della gara d’appalto bandita a inizio giugno per assegnare il servizio di trasporto dei turisti fino ai crateri sommitali dell‘Etna, lungo la pista che parte da Piano Provenzana. Due sole erano state le offerte pervenute per ottenere le autorizzazioni al transito. Il bando era stato, infatti, redatto in controtendenza rispetto alle concessioni a un’unica azienda che storicamente avevano regolato l’organizzazione delle escursioni ad alta quota sul versante nord del vulcano.
Dopo i moniti dell’autorità Antitrust, Rosa Vecchio e Salvo Barbagallo, i due ex sindaci di Linguaglossa e Castiglione – i Comuni proprietari della strada – erano arrivati a varare un appalto ricamato su quel regime autorizzatorio che dovrebbe consentire a più vettori di occuparsi delle gite a 3000 metri. Con l’auspicio di innescare una competizione imprenditoriale su costi dei ticket e promozione del territorio, così che questa particolare fetta di mercato turistico possa aprirsi ai benefici della concorrenza.
Ma il bando di giugno non era nato sotto una buona stella. Pubblicata a stagione escursionistica già iniziata – dopo un tira e molla politico lungo cinque anni, inframezzato da concessioni provvisorie della strada sempre aggiudicate all’operatore storico – la procedura di per sé non poteva garantire margini di profitto agli eventuali investitori. Per di più, le due amministrazioni alle strette ponevano gli oneri di sicurezza e manutenzione a carico dei partecipanti. Proprio su quest’aspetto si è consumato lo strappo tra i Comuni e le aziende che avevano ottenuto le autorizzazioni, cioè Star srl, l’ex concessionario – emanazione del gruppo imprenditoriale Russo Morosoli – e Goldservice della famiglia Didio. Nessuna delle due società ha presentato, entro i termini fissati dagli enti, il Piano di manutenzione e viabilità della pista di Etna nord richiesto dal bando. Dietro questo fatto, ci sarebbero perplessità – poi sfociate in un passo indietro degli aggiudicatari – derivate da presunte cifre fuori portata riguardo i costi degli interventi da compiere.
Ancora motori spenti e jeep a valle, dunque, e chissà per quanto. Le autorizzazioni sono state revocate. «Si è ritenuto che ci fossero le condizioni legali per farlo», dice il sindaco di Linguaglossa, Salvatore Puglisi, che tiene sempre aperto un filo diretto sulla questione con il collega di Castiglione Antonio Camarda. Occorre ancora trovare la pezza per salvare i mesi di agosto e settembre e, poi, mettere nero su bianco un bando che assegni il trasporto dei turisti con formula pluriennale, secondo quanto ribadito dal Garante per la concorrenza. Sul primo punto, normative sugli appalti alla mano, ci sarebbero almeno due opzioni sul tavolo delle giunte: avviare una contrattazione aperta – a costi di molto ridotti per ciascun veicolo autorizzato – ad operatori con licenze di trasporto regionali. Oppure intavolare una trattativa con un’unica impresa. «Ma ribadisco che siamo aperti ad ogni proposta valida, sia che venga dagli operatori che dalle forze politiche dei nostri paesi – aggiunge Puglisi -. Paghiamo un esperimento fatto male sulla pelle dei cittadini, per questo non è il momento di fare polemica, ma di dimostrare che ciascuno di noi ama Etna nord».
L’apertura al dialogo è chiara. Nel frattempo, però, c’è chi alza la voce chiamando in causa anche la giustizia. Il decano delle guide Eddy Tronchet, già consigliere comunale a Taormina, ha presentato un esposto alla Procura di Catania. La sua attenzione si concentra sui fatti avvenuti prima dell’apertura delle buste del bando flop, avvenuta lo scorso 27 giugno. Un vertice, ospitato dal Comune di Linguaglossa, aveva visto convocati tutti i protagonisti della vicenda. «Il venerdì precedente l’apertura – racconta Tronchet a MeridioNews – si è tenuta una riunione aperta a tutti gli operatori, durante cui sono state compiute affermazioni che ritengo intimidatorie. Non si sarebbe dovuto nemmeno parlare dell’appalto ancora in corso, mentre invece i rappresentanti dell’operatore storico ne hanno fatto una rappresentazione volta a dissuadere eventuali nuovi partecipanti, di fatto concretizzando il reato di turbativa d’asta».
Per la guida, portavoce peraltro di un gruppo imprenditoriale che sarebbe pronto ad investire sul business delle escursioni a Etna nord, adesso c’è solo una soluzione: «Già ad agosto i due Comuni dovrebbero emanare un bando autorizzatorio pluriennale, per permettere a tutti noi di organizzarci su più stagioni con possibilità di guadagno – conclude Tronchet – In molti parteciperebbero con un offerta, le amministrazioni non hanno nulla da temere. Solo così si fermerebbe la crisi del turismo sul nostro versante che, al momento, va a tutto vantaggio di Etna sud».
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