Erich Priebke verrà sepolto nel Messinese I residenti: «La comunità si dissocia»

«Se nessuno lo vuole, perché non lo cremano? E si portano la boccetta con le ceneri dove vogliono». Non l’hanno presa bene i cittadini di Fondachelli Fantina, un piccolo comune nel Messinese, la proposta del proprio sindaco di ospitare la salma dell’ex capitano delle SS Erich Priebke, morto a Roma lo scorso venerdì. Un’idea lanciata a livello nazionale senza prima consultarsi con i propri concittadini. In paese se ne parla, seppure con toni pacati, da ore: nemmeno loro – come già altre città italiane e tedesche – vogliono ospitare nel proprio cimitero il corpo del boia delle Fosse Ardeatine. Eppure per il primo cittadino Marco Antonio Pettinato si tratta di «un atto di carità umana e pietà cristiana». «Invitiamo il signor sindaco di questo delizioso paesino del Messinese a riflettere sulla opportunità di avere accanto ai suoi morti un terribile assassino che neanche il suo paese d’origine vuole accettare», rispondono dall’associazione nazionale partigiani di Sicilia

Erich Priebke, cento anni compiuti a luglio, è morto nella Capitale l’11 ottobre. Capitano delle SS tedesche, è stato condannato all’ergastolo in Italia per l’uccisione nel 1944 di 335 persone come rappresaglia a un attacco partigiano. Una pagina nera passata alla storia italiana come il massacro delle Fosse Ardeatine – dal nome del luogo romano dove si è consumata la tragedia – seguita da una vicenda giudiziaria altrettanto tormentata che ha acceso polemiche in Italia e all’estero. In un primo momento prosciolto perché dai fatti era passato troppo tempo, Priebke è stato infine condannato all’ergastolo ma con una pena da scontare ai domiciliari, considerata l’età avanzata. Un regime detentivo rilassato, come ha più volte fatto notare con indignazione la società civile italiana, in cui l’ex capitano era libero di uscire per fare la spesa, andare a messa e sbrigare piccole commissioni.

Ma la polemicha sulla figura del boia delle Fosse Ardeatine e del suo trattamento in Italia non si è spenta con la sua morte. Ha anzi ripreso vigore a proposito del suo funerale e del luogo dove verrà seppellito. Non Hennigsdorf, la cittadina tedesca dov’è nato e il cui cimitero ha posto solo per i residenti. Non Roma, come richiesto dalla comunità ebraica per non sporcare ancora il ricordo delle vittime delle Fosse Ardeatine, e nemmeno Pomezia, ipotesi avanzata dal legale di Priebke Paolo Giachini che si è scontrato con il secco rifiuto del sindaco. «Dove dovrebbe essere seppellito mio padre? Per me anche in Israele, così sono contenti…», è stata la provocazione del figlio di Priebke, Jorge, contattato dall’agenzia di stampa Ansa in Argentina, dove vive. Il Vicariato di Roma, dal canto suo, dà poche e vaghe indicazioni: «L’autorità ecclesiastica, considerate tutte le circostanze del caso, ha ritenuto che la preghiera per il defunto e il suo affidamento alla misericordia di Dio, finalità proprie della celebrazione delle esequie religiose, dovessero avvenire in forma strettamente privata, cioè nella casa che ospitava le spoglie del defunto». Vietata quindi qualunque commemorazione pubblica in luoghi cattolici. Una indicazione aggirata, organizzando i funerali oggi alle 17 alla Confraternita San Pio X di Albano aderente alla comunità lefebvriana.

Ma a restare è il problema della sepoltura, almeno fino alla proposta di Marco Antonio Pettinato, sindaco di Fondachelli Fantina, comune del Messinese con poco più di mille abitanti. «Cosa volevamo farne di questo defunto: buttarlo nel Tevere o in una discarica? Condanniamo in modo assoluto il suo passato criminale, su questo non si discute, ma si tratta di un gesto di pietà visto che tutti hanno rifiutato di seppellirlo – dice – Anche il peggiore dei criminali ha diritto a una sepoltura; un diritto codificato anche dal nostro codice». Così come è stato fatto persino con Adolf Hitler, ricorda il primo cittadino messinese.

Eppure il paese non sembra essere d’accordo. «Sappiamo che c’è stato parecchio trambusto in Comune dopo l’annuncio del sindaco. Noi lo abbiamo appreso dai giornali e i commenti degli abitanti non sono positivi – raccontano dall’ufficio postale del piccolo Comune – Anche se è stato eletto dal popolo, il sindaco non poteva prendersi una responsabilità così grande, su una vicenda talmente pesante. Doveva chiedere prima ai cittadini». E la mancanza di comunicazione, così come di spazi per esprimere la propria opinione negativa, è proprio l’accusa principale che i residenti lanciano a Pettinato. In una paese che si è risvegliato con il proprio nome su tutti i giornali, senza saperlo. «Se ne discute abbastanza e non siamo per niente favorevoli – racconta un altro abitante – E’ una decisione presa dal singolo e da cui la comunità si dissocia». «Sarà stato un modo per ottenere visibilità», è l’unica spiegazione che si danno a Fondachelli Fantina. Nessuna vicinanza all’estrema destra da parte del primo cittadino, eletto con una lista civica.

«La Sicilia, terra di accoglienza, non può accettare la salma di colui che, capo delle bande dei nefandi torturatori dei patrioti che si battevano per la libertà, si è reso responsabile di una delle peggiore carneficine di uomini donne e bambini, non solo alle Fosse Ardeatine, tra questi morti vi sono anche diversi siciliani», commenta Ottavio Terranova, coordinatore dell’Anpi Sicilia. Che racchiude la propria reazione alla notizia con una sola parola: «Sgomento». «Questo criminale di guerra, non porterà nulla di buono neanche da morto – conclude Terranova – Perché la sua è una terribile storia di sangue, di torture e di sofferenze per tante famiglie italiane di ogni religione, che neanche il tempo potrà cancellare».

[Foto di Ansa.it]

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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