Eolie, di nuovo battaglia per il diritto alla salute «Qui non si nasce più, ma si continua a morire»

«Alle isole Eolie non si nasce più, ma si continua a morire». È questo il grido di allarme lanciato dai residenti dell’arcipelago che in questi anni hanno combattuto contro i tagli alla sanità che li hanno visto penalizzati, cominciando dalla chiusura del punto nascite. E che adesso sono nuovamente pronti a scendere in campo e a manifestare per avere garantiti i loro diritti. 

A far scattare la protesta dei residenti è stata la morte avvenuta lo scorso 28 marzo della signora Antonietta Rando, 86 anni, deceduta durante un intervento di angioplastica al Papardo. Un calvario quello descritto dai figli, che hanno vissuto in prima persona il trasporto della donna al pronto soccorso di Lipari, e da qui, dopo gli esami clinici per verificare se era in corso un infarto, la chiamata dell’elisoccorso e l’arrivo all’ospedale di Patti e quindi il successivo trasferimento a Messina. I familiari, che stanno valutando di presentare un esposto per far luce sull’intera vicenda, chiedono che per il bene di tutti gli eoliani si trovi una soluzione. 

«Il cardiologo è presente da lunedì al venerdì. Mia madre ha avuto la sfortuna di sentirsi male il venerdì sera», racconta Fiorella Merlino, una dei sette figli della signora Rando. «Non ce l’abbiamo con i medici di Lipari, perché sono bravissimi, ma qui giocano con le nostre vite. Siamo persone, non numeri. Il dolore che abbiamo vissuto noi, il senso di impotenza davanti a una madre che ti chiede di essere aiutata, non lo deve vivere più nessuno degli eoliani». Sulla presenza di un cardiologo 24 ore su 24, che secondo i familiari di Merlino avrebbe accelerato il riconoscimento dell’infarto in corso, il dirigente dell’Asp di Messina Gaetano Sirna spiega a MeridioNews che «in questi giorni dovremmo risolvere il problema. Su una graduatoria di concorso vecchia, abbiamo trovato due cardiologi che ci hanno dato la disponibilità, sperando che la mantengano e accettino di lavorare a Lipari. È una sede disagiata, è un posto difficile da raggiungere, chi accetta, viene assunto a tempo indeterminato». 

Discorso diverso in estate quando viene applicato per 30 giorni un cardiologo tra quelli in forza all’Asp, al quale viene fornito vitto e alloggio oltre a un gettone di presenza. Nel caso della signora Rando, Sirna precisa che tutto «è stato fatto secondo il protocollo previsto in questi casi. L’infarto è stato diagnosticato mentre la signora era a Lipari con il sistema del LifePak, che consente di trasmettere l’elettrocardiogramma a una guardia di cardiologia sempre operativa».

La morte dell’86enne arriva però a distanza di pochi mesi da quella avvenuta l’8 marzo di Rodolfo Taranto, 60 anni. Dopo un malore dovuto a una lite, l’uomo è stato portato al pronto soccorso dove i medici hanno richiesto l’intervento dell’elisoccorso, che non è potuto intervenire per l’ondata di maltempo che imperversava sulle Eolie. Durante la notte l’uomo ha avuto due arresti cardiaci. L’indomani, quando le condizioni sono migliorate, l’elisoccorso è atterrato ma il medico ha fatto notare che ci sarebbero state elevate possibilità che il paziente arrivasse morto all’ospedale di Gela, dove c’era la disponibilità del posto letto. Il 60enne è poi deceduto mentre veniva riportato al pronto soccorso di Lipari. Anche su questo punto Sirna ricorda che «il paziente è stato trattato come sarebbe stato trattato in un altro ospedale. Intubato e stabilizzato». 

Per limitare i problemi legati all’impossibilità di alzarsi in volo dell’elisoccorso, ricorda che «sono state attivate delle convenzioni che prevedono l’impiego del mezzo navale della Guardia di finanza e del mezzo aereo militare da richiedere tramite Prefettura». Ma gli isolani lamentano anche il fatto che in casi di urgenza non vengono trasferiti a Messina o Milazzo, ma a volte anche a Napoli. Rendendo complicato per i parenti poter seguire i propri cari. Il dirigente dell’Asp 5 ribadisce che «la legge non gli consente di riservare un posto in Rianimazione per chi abita alle Isole Eolie, forse sarebbe possibile in un normale reparto».

Sulla possibilità che invece venga aperto il punto nascite di Lipari, «visto che – fanno notare gli isolani – a Pantelleria il ministero ha concesso una deroga», Sirna spiega: «Hanno ragione, il governo italiano non può adottare due pesi e due misure. Ma sono del parere, come del resto l’Organizzazione mondiale della sanità e le società scientifiche di ginecologi e neonatologi, che i punti nascita al di sotto dei 500 parti sono pericolosi. Perché i professionisti presenti hanno un numero di interventi chirurgici e di pratica nettamente inferiore». Per un punto nascita servono una guardia attiva di ginecologo, di anestesista e di pediatra. «La deroga la chiede l’assessore regionale alla Sanità al ministro e si basa sul parere del comitato percorso nascite. Se viene concessa, noi siamo obbligati da un decreto regionale a garantire degli standard – ribadisce – e devo trovare il personale che ci lavori per renderlo sicuro ed evitare che i disagi si traducano in tragedie».

Simona Arena

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