Enna, critiche al corso di Medicina rumeno Ministra Giannini: «Diffidati soggetti coinvolti»

Una pioggia di critiche, culminata con la diffida presentata dal ministero dell’Istruzione. Dopo il trionfale annuncio degli scorsi giorni, è in bilico l’apertura di una sede staccata dell’università romena Dunărea de Jos che dal prossimo anno accademico aprirà nella città ennese i corsi in Medicina e Professioni sanitarie. A sancirlo una convenzione stipulata dalla fondazione ennese Proserpina – guidata dall’onorevole del Partito democratico Mirello Crisafulli -, dagli assessorati regionali alla Formazione e alla Salute e dall’ateneo Kore. I due corsi che dovrebbero partire tra poche settimane saranno tenuti in lingua romena da docenti provenienti dall’università di GalațiUna vera e propria enclave straniera in un territorio, quello italiano, dove i corsi di area medica sono i più ambiti e regolati da un rigido test a selezione nazionale. 

Stefania Giannini, ministra dell’Istruzione, annuncia: «Abbiamo diffidato tutti i soggetti coinvolti», dal rettore della Kore, ai vertici della Fondazione Proserpina al presidente della regione siciliana «a non fare nulla, a stare inattivi prima che il ministero abbia chiarito gli eventi. L’istituzione di un’università – aggiunge – non può avvenire per libera iniziativa di privati cittadini ma deve avere un percorso preciso, in questo caso del tutto inesistente. È assolutamente il caso di fare chiarezza soprattutto per quei 60mila studenti che si stanno preparando al test, e ai quali mando il mio in bocca al lupo: non c’è l’ingresso a gamba tesa di un nuovo soggetto; i posti per Medicina rimangono quelli stabiliti». 

Ad aprire la giornata di attacchi è Mila Spicola, docente siciliana componente della direzione nazionale del Pd, attraverso una lunga nota pubblicata su Facebook. «È un imbroglio. Ai danni di studenti, di famiglie e della collettività», tuona. «So che era già stato dato dall’Anvur (l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, ndr), unico organo designato all’accreditamento di nuovi corsi di laurea in Italia, parere negativo a una richiesta presentata mesi fa dall’università Kore», premette. 

«L’apertura di corsi di laurea in professioni sanitarie è una questione delicatissima che non può essere condotta con queste modalità». Il numero chiuso viene stabilito sulla base di un calcolo stabilito dai vertici ministeriali sul bisogno di medici e operatori ogni anno. Da qui la logica di una selezione per l’accesso ai corsi a livello nazionale. «Migliaia di studenti si preparano e vengono selezionati ad accedervi per merito. In professioni decisive per la comunità e nelle quali non si può agire con superficialità». Per questo motivo, prosegue Mila Spicola, «è un insulto a loro, agli studenti, prima che alla legge, pensare di beffarli in questo modo. Non solo: chiedere una marea di soldi di iscrizione e fare profitto su questo», scrive riferendosi alla retta che – compreso il corso di lingua – si aggirerebbe attorno ai novemila euro. Poi l’affondo al collega democratico Crisafulli. «Le regole sono: autorizzazioni, accreditamenti e attenersi al piano di contingentamento nazionale. Attenersi alle regole. Vale per ogni cittadino, vale ancor di più per un iscritto al mio partito». E conclude chiedendosi come «altri dirigenti del mio partito abbiano con leggerezza addirittura accolto con gioia la cosa; mi dissocio e condanno completamente e totalmente l’agire di un esponente del Pd che avrebbe una sua storia rispondente ad altri principi e di quanti, come rappresentanti del governo regionale, si sono resi complici di quest’imbroglio».

Dopo la netta presa di posizione dell’Unione degli studenti, arriva lo stop dal Sindacato dei medici italiani. Una vicenda, quella che si dipana a Enna, definita «grottesca» dalla segretaria generale Pina Onotri. E parla di «un’operazione che danneggia i giovani studenti e i futuri medici del nostro Paese» e «un uso spregiudicato delle risorse e delle strutture pubbliche». Solleva interrogativi anche Giacomo Pignataro, magnifico dell’ateneo di Catania e a capo della conferenza dei rettori siciliani. «Troverei singolare che in Italia arrivino atenei stranieri senza processi di autorizzazione. Esistono norme precise e certamente non è la Regione siciliana che può dare il via libera», dichiara a Radio Uno. «Esiste un problema di coordinamento di programmazione anche a livello europeo. Che si possa pensare di sfuggire alle regole o trovare strade che eludono la certezza della regola è inaccettabile». 

Dal canto suo l’amministratore della fondazione Proserpina difende il progetto. «È un’operazione tendente ad allargare l’offerta formativa in Sicilia, tendente a dare risposte a tanti ragazzi che vogliono iscriversi a Medicina». Un accordo che «non tocca la programmazione italiana e non rientra nelle scelte del governo italiano». 

Redazione

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