Sacchetti pieni di spazzatura ovunque: invadono i marciapiedi, le piazze, i bordi delle strade. A Pedara è ormai ufficialmente emergenza rifiuti. Lo sanno bene i cittadini, gli amministratori e, soprattutto, gli operatori dell’igiene urbana, che da 20 giorni hanno incrociato le braccia. Non uno sciopero, ma una «astensione volontaria» dal servizio che ha messo in ginocchio l’intera cittadina ai piedi dell’Etna. Ieri sera, il tavolo tra le sigle sindacali, l’amministrazione di Pedara e la prefettura di Catania si è concluso con un nulla di fatto: di fronte all’estratto conto sbandierato dal primo cittadino Antonio Fallica non c’era molto da dire. I sei euro (e 58 centesimi) rimasti nelle casse del Comune non permettono i pagamenti degli arretrati alla ditta Ecolandia, che gestisce il servizio pedarese.
I cinque mesi di arretrati (ogni fattura vale 115mila euro) hanno lasciato completamente in rosso anche i conti correnti degli operai. «Non hanno più i soldi per la benzina, per le spese minime, per mangiare o pagare l’asilo dei figli», spiega Alfio Leonardi, sindacalista della Cgil, salito a Palazzo Minoriti per comprendere se dall’impasse si potesse uscire in qualche modo. E la risposta, per il momento, è negativa.
Già in estate gli operatori ecologici, circa 25 per tutto il Comune (inclusi gli stagionali), erano arrivati al limite delle loro possibilità. I nove mesi di stipendio arretrato avevano portato a un altro stop, poi parzialmente risolto tra mille difficoltà. Alla base dei problemi di liquidità del Comune di Pedara c’è la richiesta, effettuata dal municipio, di avere accesso a un fondo della Cassa depositi e prestiti per il pagamento delle fatture emesse a carico dell’ente pubblico. La norma, però, prevede che i soldi debbano essere restituiti entro dicembre 2019. Cioè subito.
Così gli uffici municipali accantonano, ogni mese, i soldi necessari a pagare Cassa depositi e prestiti. Lasciando il Comune a fare le nozze con i fichi secchi. Da due mesi i dipendenti diretti dell’amministrazione pubblica non percepiscono lo stipendio, mentre da cinque sono a bocca asciutta quelli che lavorano per i privati per conto dell’amministrazione. Vale a dire quelli di Ecolandia. «L’impresa ha provato a ottenere credito dalle banche – continua Leonardi – ma senza successo». Perché, del resto, un istituto di credito dovrebbe anticipare soldi che non si sa quando rivedrà?
Il cane, insomma, si morde la coda. «I ragazzi non ripartiranno – conferma a MeridioNews il sindaco Fallica – E noi stiamo lavorando giorno e notte per trovare una soluzione». L’Asp di Catania, intanto, ha inviato una nota di «richiamo sulle condizioni igienico-sanitarie della città», aggiunge il primo cittadino, mentre sembra che la riscossione della Tari, la tassa sui rifiuti, stia stentando a decollare. La seconda rata scade a novembre, in un momento in cui i pedaresi si trovano costretti a fare lo slalom tra la munnizza. Tutt’altro che un incentivo a pagare l’imposta.
«Per rifiatare abbiamo bisogno che la Regione attivi i trasferimenti, aspettiamo il gettito dell’Imu e speriamo che, con la nuova finanziaria, le anticipazioni di tesoreria vengano portate a cinque dodicesimi», continua Antonio Fallica. Da gennaio l’emergenza, quindi, dovrebbe rientrare. Ma per Pedara e la sua spazzatura sarà troppo tardi. «Dall’inizio di questo sciopero, la spazzatura si è accumulata e si è mischiata – racconta a questa testata un residente del Comune pedemontano – Facevamo la raccolta differenziata, che veniva ritirata con il porta a porta, ma, da quando nessuno la prende più, ormai è tutto insieme». Umido e secco, frazioni recuperabili e indifferenziato.
«Bisogna sperare che non piova, perché quando piove l’immondizia viene trascinata per la strada – prosegue il cittadino – Ormai la situazione è insostenibile. Non possiamo tenerci la spazzatura a casa». E non possono neanche andare a gettarla altrove, «perché se proviamo a buttarla in un altro Comune, magari vicino, prendiamo la multa. Ed è giusto che sia così. Come si vede, però, la soluzione per noi non c’è». Né si vede all’orizzonte. Dove, invece, si accatastano altri sacchi di spazzatura che marcisce sotto il sole.
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