Cronaca di un disastro ambientale annunciato. Parliamo della discarica di Bellolampo, a Palermo. Oggi la Procura del capoluogo siciliano, con provvedimento urgente, ne ha disposto il sequestro. Una decisione comunicata dal procuratore capo Francesco Messineo: La discarica è sequestrata ma non chiuderà, i rifiuti potranno continuare a essere conferiti a Bellolampo. La gestione della discarica non è più in mano all’Amia e sarà affidata allAssessore regionale all’Energia e rifiuti, lex pm Nicolò Marino, che dovrà nominare un custode giudiziario.
Ma perché si è arrivati a questa decisione? Come sappiamo, la magistratura ha aperto una inchiesta su Bellolampo, dopo il terribile incendio dell’estate scorsa, che non solo ha sprigionato diossina in quantità industriali, ma ha fatto riesplodere un problema già noto: il percolato. Per la cronaca, il percolato è un liquido che trae prevalentemente origine dallinfiltrazione di acqua tra i rifiuti. O, anche, dai processi di decomposizione degli stessi rifiuti.
Ebbene, la Procura ha preso atto che questo liquido si è infiltrato nelle falde acquifere: E stata una decisione necessaria- ha detto Messineo- perché il percolato si è infiltrato nelle falde acquifere e rappresenta un pericolo per gli abitanti. Siamo stati costretti a emettere un provvedimento urgente, considerando il pericolo di inquinamento ambientale.
In realtà, ancora prima delle indagini della magistratura, c’era già una emergenza percolato. Come vi abbiamo raccontato in questo articolo pubblicato nel gennaio dello scorso anno, i tecnici delllIspra, lIstituto posto sotto la tutela del Ministero dellAmbiente, avevano già appurato che questa sostanza si era infiltrata nella falda fino ad arrivare in mare. Si è insinuata nel sottosuolo, ha raggiunto le falde sottostanti, poi il canale Celona, a Cruillas, affluente del passo di Rigano, che sfocia proprio ai Cantieri Navali e all’Acquasanta.
L’incendio dello scorso agosto non ha fatto altro che peggiorare una situazione già grave. Le enormi quantità d’acqua usate per domare le fiamme, probabilmente, hanno fatto aumentare il dilavamento.
Sempre per la cronaca, secondo la legge, il percolato deve essere captato ed opportunamente trattato nelle stesse discariche o trasportato in impianti ad hoc debitamente autorizzati allo smaltimento di rifiuti liquidi. A Palermo questo non è mai successo.
Bellolampo inquina il mare di Palermo
Rogo a Bellolampo, i pm: Disastro ambientale. DallArpa nessuna certezza sulle diossine
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