Emergenza baracche, nuovi dati nella relazione alla Regione Meno famiglie rispetto al 2002, ma restano 6.400 persone

Una relazione di sette pagine e 12 allegati che formano un faldone di documenti in cui è condensata la vergogna di Messina. Tutto portato dall’amministrazione guidata da Cateno De Luca al dipartimento di protezione civile regionale che lo ha presentato alla giunta regionale. Ieri doveva essere il giorno in cui il governo Musumeci avrebbe dovuto emanare la delibera per chiedere al consiglio dei ministri i poteri speciali, ma la giunta è saltata. Il tempo però stringe e la decisione dovrebbe essere rinviata solo di 24 ore: è prevista infatti per oggi l’emanazione dell’attesa delibera, passo importante per mettere in atto il piano di emergenza delineato dal primo cittadino dello Stretto: entro il 30 ottobre sgombero di tutti gli abitanti che vivono dentro baracche fatiscenti e piene di amianto ed entro il 31 dicembre demolizione di tutti i manufatti.  

Quante sono le persone interessate lo delinea il censimento svolto il 30 e 31 agosto e l’1 settembre, su richiesta della Regione. L’ultimo report risaliva al 2002. A distanza di 16 anni i risultati dicono che tra le baracche vivono ancora 6.400 persone, divisi in 2.151 nuclei famigliari. Di questi, la parte più consistente si concentra tra Gazzi e Fondo Fucile dove si contano 2.584 residenti. Nel complesso, rispetto al 2002, ci sono 571 nuclei famigliari in meno. L’unica zona in cui anziché diminuire i baraccati sono aumentati è quella dell’Annunziata (l’ambito A), dove dalle 35 famiglie di 16 anni fa si è arrivati a 69. 

Nel dettaglio: all’Annunziata vivono 202 persone; nell’ambito B, Giostra-Ritiro-Tremonti, sono 1429 e 488 famiglie; ambito C, Camaro-Bisconte, 1659 persone e 571 famiglie; ambito D, fondo Saccà, 330 persone e 120 famiglie; ambito E, Gazzi/Fucile-via Taormina, 2.584 persone e 832 famiglie; ambito F, San Filippo-Santa Lucia, 52 persone e 24 famiglie; ambito G, Bordonaro-San Filippo Alto, 144 persone e 47 famiglie. 

La relazione fa il punto anche sulle demolizioni: 384mila metri quadri di manufatti da abbattere, di cui oltre 50mila coperti da amianto. In totale oltre un milione 600mila metri cubi di edifici da buttare giù. L’amianto, di cui sono fatti anche molti serbatoi di acqua, si sta sgretolando. E si somma al dissesto degli edifici, le infiltrazioni d’acqua, gli impianti elettrici non conformi, la muffa, i topi, le blatte, gli allacci fognari inesistenti o che non si sa dove finiscono, con i reflui che risalgono dai wc e dalle botole (tutto messo nero su bianco nella relazione inviata alla Regione). Tra gli allegati che finiranno sul tavolo del governo nazionale c’è anche l’esposto di un residente colpito da asbestosi, malattia polmonare derivante dall’inalazione delle fibre dell’amianto. Un insieme allarmante che ha spinto l’Asp ad attestare «una situazione di grave rischio per la salute e l’incolumità degli occupanti». 

Di tutto si occuperà l’Agenzia per il risanamento di Messina, fortemente voluta da De Luca (che ha minacciato di dimettersi se il consiglio non ne avesse approvato la nascita) e che ha già ricevuto 500mila euro dalla Regione per la sua nascita e il suo funzionamento. Secondo l’ultima stima fatta dall’ufficio tecnico del Comune di Messina, i costi di demolizione, bonifica e smaltimento ammontano a 35 milioni di euro. Soldi che De Luca conta di recuperare sia dalla riprogrammazione dei fondi Poc (la cui disponibilità non è affatto certa), sia dalla definizione di quanto resta del maxi finanziamento della legge speciale del 1990 destinata proprio al risanamento di Messina. «All’epoca – spiega Marcello Scurria, presidente della neonata Agenzia  – furono stanziati 500 miliardi di lire e ne furono decretati 177. Non è chiaro quanio ne siano stati spesi esattamente, ma dovrebbero essere circa 110. Ma è un calcolo che va ancora definito con esattezza».

C’è infine il capitolo alloggi: dove mettere le 6.400 persone che dall’1 novembre dovrebbero rimanere senza casa? Con fondi stanziati tra il 2006 e il 2009, sono in fase di completamento 50 alloggi e dieci botteghe nella zona dell’Annunziata da parte dello Iacp, mentre altri 46 alloggi sono nella fase finale a Camaro Sottomontagna. Si conta di usare parte dei fondi stanziati dalla giunta nel 2014 per l’acquisto di nuovi immobili (finora ne sono stati comprati solo otto), mentre entro l’anno l’amministrazione si impegna ad acquistare undici alloggi, più dieci con la procedura della capacitazione finanziaria con i fondi della presidenza del consiglio destinati alla riqualificazione urbana e alla sicurezza nelle periferie. E ancora è aperto fino al 25 settembre un avviso pubblico per cercare alloggi da acquistare o affittare con i fondi del Pon Metro. Infine l’amministrazione si è direttamente rivolta ad agenzie immobiliari e dopo un primo report sono stati censiti circa 400 immobili idonei.

Simona Arena

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