Elezioni, Massimo Costa ‘trantulia’?

Su un fatto sono tutti d’accordo (anche se lo negheranno centomila volte): sono preoccupati. Seriamente preoccupati. Sì, i ‘capi’ del Pdl, dell’Udc e di Grande Sud hanno cominciato a capire che il loro candidato a sindaco di Palermo, Massimo Costa, è a rischio. Nel senso che rischia di non andare nemmeno al ballottaggio. Da qui la prova di forza organizzata stamattina al Teatro Politeama. Intanto per fare ‘scena’. Per provare a dare forza al loro candidato. Per dire alla città, e forse all’intera Sicilia, che il centrodestra siciliano è di nuovo unito come un tempo.
La ‘scena’, dicevamo. Vero: grande presenza di gente, stamattina, al Politeama. Tante gente. Anche tanti giovani. Teatro gremito in ogni dove. E gente fuori. Però, diciamolo: sono tre partiti: il pienone era il minimo, no?
La ‘notizia’ è che Angelino Alfano e Gianfranco Miccichè hanno ricominciato a dialogare. O meglio, a presentarsi insieme davanti alla gente. C’è anche l’Udc di Giampiero D’Alia. Insomma, ci sono i leader dei tre partiti. Per Insieme per provare a riformare il centrodestra siciliano che non perdeva mai. All’appello, però, per rifondare un blocco sociale oltre che un’alleanza politica manca l’altra mezza Udc che oggi sta nei Popolari per l’Italia di domani. E manca pure Alleanza nazionale, oggi sparsa qua e là: un ‘pezzo’ è rimasta nel Pdl, un altro ‘pezzo’ è con Gianfranco Fini in uno spazio politico indefinito (in Sicilia, per esempio, gli uomini di Futuro e libertà stanno in un governo di centrosinitra, umiliati & offesi dai vari Antonelli Cracolici di turno: calci in faccia pur di mantenere poltrone & corsi di formazione professionale: che pena!). Mentre un terzo ‘pezzo’ di An ha dato vita a ‘La Destra’ con Francessco Storace leader a Roma e Nello Musimeci leader in Sicilia. Musumeci, che appoggia che con il suo partito – la già citata ‘La Destra’, se la ride: “Fini? Lo stiamo superando. Già siamo al 2,5 per cento. In Sicilia faremo meglio di loro”.

Se Massimo va troppo piano…

Ma battute a parte, la vera ‘notizia’, lo ripetiamo, è che il centrodestra siciliano sta provando a ricomporsi. Non per riproporre vecchi schemi. Ma per puntare sui giovani. Del resto, Alfano e D’Alia sono giovani. E giovanissimo è il candidato sindaco Massimo Costa. Solo che questo esperimento, sul quale ha scommesso il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini in persona, fatica a prendere piede. Si dice che la prossima settimana lo stesso Casini sarà a Palermo. Per cercare di dare una spinta a un Massimo Costa che, di certo, va “sano e va lontano”, ma appunto per questo, forse va troppo ‘piano’. C’è la scena, ci sono i video pirotecnici montati alle spalle del palcoscenico. C’è anche tante gente, l’abbiamo detto. Ma c’è, lo ripetiamo, un po’ di paura. Di non farcela. I ‘ragazzi’, che non sono scemi, hanno capito che Leoluca Orlando è forte. E, infatti, quasi tutti i relatori lo citeranno, direttamente o indirettamente, in negativo. Riservando anche qualche frecciata a Fabrizio Ferrandelli. Comprensibile: sono i candidaci che, con molta probabilità, arriveranno davanti a Costa. Una brutta ‘botta’ – se questo si verificherà – per il progetto della ‘Grande casa dei moderati’. Che partirebbe veramente male con un mezzo ‘sfratto’ da Palermo.

Da Platone a Cammarata

Apre le danze lo stesso Massimo Costa. L’ultima volta che si è esibito al Politeama era un po’ ‘gasato’ (“Invasato”, l’aveva definito il capogruppo del Pid all’Ars, Rudy Maira). Oggi, invece, è tranquillo. Quasi normale. Niente aria da primo della classe che non passa le versioni ai compagni. Niente parole sopra il rigo. Anche se non può fare a meno – è più forte di lui – di infilare una frase di Platone: “Le opinioni dividono, le idee uniscono”, dice. Citazione un po’ temeraria perché, da che mondo è mondo, tutti i tiranni si sono sempre presentati con grandi idee, eliminando – anche fisicamente – le opinioni diverse, cioè chi non la pensava come loro… E poi? Costa promette di abolire le auto blu (e questa ce la conserviamo: non si sa mai). Quanto alle retribuzioni, se sarà eletto Costa avrà un’indennità di 2 mila euro al mese. Idem i suoi assessori (anche questa ce la conserviamo). Quindi un’ammissione (era ora): “Dobbiamo recuperare la credibilità”. Qui ha ragione da vendere: dopo i disastri combinati dal suo predecessore – e compagno di partito e di schieramento politico – Diego Cammarata – il recupero della credibilità è un imperativo categorico.

“L’utile al posto del giusto”

Poi tocca a Nello Musumeci, grande oratore. Per cinque minuti si vola alto. Tra le righe, quando parla del recupero del lavoro manuale, quando sollecita il dialogo tra “la bottega e la scuola”, in filigrana, si intuiscono le idee di Oswald Spengler nel ‘Tramonto dell’Occidente’, testo classico nella formazione di un intellettuale di destra anni ‘70 e ‘80. Dopo di che, prima di salutare la platea, Musumeci scende dal ‘limbo’ dei pensatori e atterra tra i suoi vecchi compagni: anche tra quelli che, nel passato, lo hanno osteggiato, impedendogli, per esempio, di diventare sindaco di Catania per dare il posto a Umberto Scapagnini sindaco e Raffaele Lombardo vice sindaco: ovvero i due amministratori che hanno ridotto in ‘mutande’ la città Etnea, ‘saccheggiando’ le ‘casse’ del Comune (cosa che si è ripetuta alla Regione dove lo stesso Lombardo è presidente: ‘come mai’?). Musumeci, da parte sua, ricorda che il centrodestra siciliano vince “solo se è unito”: un’unità che, nel passato, è venuta meno perché “è stato scelto l’utile al posto del giusto”. Come si fa a dargli torto guardando la mediocrità, culturale, prima che politica e amministrativa, che dal 2001 al 2010 ha distrutto i Comuni di Catania e Palermo?

Giampiero D’Alia, leader dell’Udc siciliana, parla di un progetto “chiaro, onesto e aperto”. E a proposito di Massimo Costa, ‘fortissimamente’ voluto dall’Udc, dice: “Noi, su Costa, non abbiamo mai cambiato idea”. Il siluro è rivolto a all’Mpa di Raffaele Lombardo e a Futuro e libertà, che un paio di mesi fa, proprio al Politeama, presentavano Costa come il loro candidato, voluto da “Fini in persona” (noi c’eravamo e siamo testimoni che D’Alia dice il vero). Poi si sa com’è finita: Mpa e Fli hanno ‘ripudiato’ Costa, considerato come una specie di ‘Ermengardo’, e si sono rifugiati dietro la candidatura a sindaco di Alessandro Aricò (o almeno così si dice). Spumeggiante l’intervento di Gianfranco Miccichè. Il leader di Grande Sud ha invitato Massimo Costa a mettere da parte Alessandro Magno per occuparsi di “Pinu ‘u tasciu’. Insomma: più Palermo ‘vera’ e meno ‘filosofia’. E se Ciaula, nel celebre racconto di Luigi Pirandello, scopre la luna, Miccichè ha scoperto la povertà del quartiere Sperone, zona di Palermo che definire abbandonata è poco. Evviva la sincerità: Miccichè ha ammesso di non essersi mai recato da quelle parti: “Ci sono andato solo perché siamo in campagna elettorale: Ritengo incredibile che possano ancora esistere certe forme di povertà”. Certo, avremmo dovuto ricordargli che dopo dieci anni di Cammarata queste forme di povertà, a Palermo, si sono moltiplicate: ma non è nel nostro costume interrompere gli oratori. Anche perché, subito dopo, Miccichè ha anche fatto pesante autocritica, quando ha ammesso le ragioni dell’indebolimento del centrodestra siciliano: indebolimento del quale lui stesso è stato uno dei protagonisti: “E’ vero – dice – dobbiamo ammettere che fino a quando ci siamo rotti le corna l’unno contro l’altro non abbiamo fatto altro che farci male e indebolirci. Abbiamo sbagliato”.
Quindi il solito attacco ai burocrati, che “in Italia comandano molto di più dei politici”. E cita il caso dei 300 milioni di euro per Giampilieri. “Quando eravamo al governo e abbiamo deciso di erogare questi 300 milioni di euro alle zone del Messinese colpite dall’alluvione ci siamo trovati contro la Ragioneria generale dello Stato. Queste somme, ci dicevano,non possono essere erogate. Poi è arrivato Monti e le somme sono state erogate”. Così a noi sorge il dubbio: e se fosse stato l’ex ministro Giulio Tremonti a bloccare le somme, facendo dire “no” a Miccichè e compagni dalla Ragioneria dello Stato? Non mancano le battute,anche acide, su Leoluca Orlando “che il sindaco lo sa fare”. Miccichè ironizza sullo slogan. E forse esagera un po’. Perché lui, nel 2001, novembre per l’esattezza, nel presentare Cammarata appena eletto sindaco disse ai palermitani: “Vedrete: vi stupierà”. Infatti ha stupito tutti: soprattutto quando, qualche mese fa, è letteralmente ‘scappato’ dal Comune lasciando le ‘casse’ disastrate…
Angelino Alfano riprende il discorso di D’Alia. “E’ vero – dice – l’Udc è sempre stata d’accordo sulla candidatura di Massimo Costa. Noi all’inizio abbiamo preso tempo. Poi ci siamo convinti e siamo qui”. La battuta è per Mpa e Fli che, invece, non appoggiano più Costa. “Perché a loro – dice Alfano – non interessava la città, non interessava il futuro di Palermo, ma solo i loro giochi politici più o meno nazionali e regionali”. Anche da Alfano, qualche battuta al vetriolo su Orlando: la dimostrazione che lo temono. I palermitani, a parere di Alfano, si appresterebbero a votare Orlando in accordo con ilvecchio adagio: “Megghiu ‘u tintu canusciuto cu ‘u bonu a canusciri”. Invece, per Alfano, questa forma di “saggezza popolare”, come l’ha definita, va superata. Puntando sul nuovo.
Da qui il nostro dubbio: e se quella che lo stesso Alfano ha definito “saggezza popolare”, alla fine, dovesse risultare giusta?

 

 

Giulio Ambrosetti

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