Elezioni comunali in Sicilia: centrodestra in crescita, sinistra in affanno e i grillini

Tra cinque giorni si vota anche in Sicilia. Per la precisione, si vota in un gran numero di Comuni dell’Isola. Dalle nostra parti non si tratta solo di un test elettorale, seppure importante. Da noi, in ballo c’è la sorte della vecchia politica. E del Governo regionale di Rosario Crocetta.

Nel resto d’Italia è stato celebrato il primo turno. Gli osservatori si sono affannati a descrivere un Movimento 5 Stelle in crisi. Questa ‘lettura’ dei dati elettorali, affrettata e di parte, è stata giustamente contestata da Beppe Grillo. Perché non si possono raffrontare i risultati delle elezioni politiche nazionali di qualche mese fa con i risultati delle elezioni amministrative. Anche perché, cinque anni fa, i grillini non esistevano.

A una più attenta lettura dei risultati elettorali viene fuori un’altra realtà. Il primo dato che salta gli occhi è l’astensionismo molto elevato. Il segno – questo sì – che nemmeno il Movimento 5 Stelle riesce a intercettare il malcontento popolare ormai in crescita esponenziale.

Ma questo è un elemento che, se è negativo per i grillini, non è certo positivo per i Partiti politici tradizionali – e segnatamente per il Pdl e, soprattutto, per il Pd – perché i voti comunque presi dal Movimento 5 Stelle, che non sono stati pochi, visto che era la prima volta che questa forza politica si presentava alle elezioni comunali, sono tutti voti tolti alle forze politiche tradizionali, con particolare riferimento alla sinistra.

E’ interessante il raffronto tra i voti delle elezioni amministrative di cinque anni fa e i voti di oggi. Analizzandoli attentamente, alla luce dell’astensionismo, ci accorgiamo che il Pd e il Pdl perdono dal 30 al 50 per cento dei voti. Per essere ancora più chiari, ciò significa che su 100 elettori che cinque anni fa hanno votato Pd o Pdl, solo una parte è tornata a votare per questi due Partiti: in alcuni centri 70 elettori su cento, in altri centri, addirittura, 50 elettori su cento.

Ora, invece di soffermarsi su questi dati, che dovrebbero allarmare i vertici del Pd e del Pdl, molti giornali si sono soffermati sul fatto che i grillini non avrebbero confermato, alle elezioni amministrative, i voti presi alle elezioni i politiche. A nostro avviso, questa sovrapposizione è sbagliata. I grillini, di certo, avrebbero potuto fare meglio. Ma il dato politico grave è l’astensionismo. E la perdita di tanti elettori da parte di Pd e Pdl.

E in Sicilia? Il voto di domenica e lunedì coincide con una crisi economica e sociale spaventosa. I dati diffusi ieri dalla Camera di Commercio di Palermo sul capoluogo dell’Isola e sulla sua provincia – si tratta della relazione annuale del centro ‘Tagliacarne’ – sono allarmanti. Il 10 per cento delle famiglie ridotte alla povertà riporta la Sicilia indietro di oltre sessant’anni. A questo si aggiungono gli edili in piazza per i lavori pubblici bloccati, gli addetti alla formazione professionale senza stipendio da un anno e mezzo, la sanità pubblica in ginocchio, i Laboratori di analisi in rivolta, i Comuni al collasso finanziario, il turismo allo sbando (è di ieri la notizia della chiusura della Valtur di Pollina), gli agricoltori alla fame, le attività culturali abbandonate, le imprese non pagate. Insomma, un bollettino di guerra.

Che risposte ha dato il Governo regionale a tutte queste categorie? Come nella celebre canzone di Mina, il presidente Crocetta, in sette mesi, ha inondato la Sicilia e i siciliani con parole, parole, parole… I fatti concreti sono pochi e per lo più negativi. Lo Stato ci ha scippato 800 milioni di euro. In cambio Roma promette l’applicazione dell’articolo 37 dello Statuto. Se fosse vero, nelle ‘casse’ della Regione dovrebbero entrare non meno di 5 miliardi di euro.

Invece Roma vorrebbe dare alla Sicilia appena 50 milioni di euro. Una presa in giro. Sala d’Ercole, in un momento di ritrovata dignità politica e istituzionale, ha invitato il Governo a presentarsi in Aula per riferire su questa farsa. Ma il presidente Crocetta e l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, non si sono presentasti. Per un motivo semplice: perché non sanno cosa dire.

In quest’atmosfera di totale sfascio economico, sociale e istituzionale il Governo Crocetta, i Partiti e i semplici deputati che lo sostengono vanno al voto. E hanno una paura matta. Hanno paura perché, al di là delle parole che hanno seminato, al di là delle promesse che non hanno mantenuto e al di là delle promesse alle quali nessuno più crede non hanno altro da offrire.

Alle parole vuote del presidente Crocetta, dell’assessore Bianchi e di altri assessori fanno da sfondo i fatti: ovvero i disastri che sono gli occhi di tutti.

Certo, si vota per le elezioni comunali. Si vota, spesso, per cooptazione personale, amicale o parentale: ma si vota anche guardando quello che c’è in giro: e chi voterà guardando quello che sta succedendo in Sicilia avrà molta difficoltà a dare fiducia a un Governo che accumula fallimenti su fallimenti.

In tutto questo Pd e Megafono (il Movimento del presidente della Regione Crocetta), in tanti Comuni, si presentano in contrapposizione. Già sono deboli, perché la gente sta misurando sulla propria pelle la loro incapacità di governo; figuriamoci divisi dove andranno a parare!

Mezzo Pd siciliano è in rivolta. Una delle poche cose che sanno fare i dirigenti di questo Partito è ‘annusare’ il vento elettorale e calcolare, in anticipo, i risultati elettorali. E debbono essere calcoli disastrosi, se da settimane sbraitano. Ma ormai il gioco è fatto. I giochi sono fatti.

Crocetta, da parte sua, cerca di metterci una pezza. Va dicendo in giro che il Megafono è una corrente interna del Pd siciliano, voluta, addirittura, dall’ex segretario nazionale, Bersani. Ennesima mossa sbagliata di un personaggio molto sopravvalutato. Per due motivi. In primo luogo, perché mezzo Pd siciliano continua a non credergli (a ragione, tutto sommato, visto che una parte del Megafono raccoglierà voti in liste alternative al Pd). In secondo luogo, perché tanti militanti del Megafono sono (anzi, erano…) diventati tali perché mal sopportavano il Pd siciliano alleato per quattro anni con Raffaele Lombardo. Ora scoprono di essere addirittura “una corrente del Pd” e sono incazzati neri.

Insomma, anche se sotto traccia, mezzo Megafono è in rivolta contro Crocetta e contro il senatore Giuseppe Lumia. Un casino nel casino. Con Antonio Ingroia che, lungi dal gettare la spugna, sta ripartendo proprio dalla Sicilia per rappresentare quello che il Pd siciliano non rappresenta più da un pezzo: una sinistra vera.

Intanto nella società politica siciliana montano due fenomeni che finiscono con l’essere alternativi tra di loro, ma anche alternativi al Pd e a quello che resta del Megafono.

Si va riformando il blocco sociale moderato che ha governato la Sicilia prima con la Dc (Prima Repubblica) e poi con il centrodestra a trazione berlusconiana e post democristiana (dal 1996 al 2008). Come abbiamo provato a raccontare in un articolo di qualche giorno fa, non sono tanto i politici del centrodestra che spingono per una forte ricomposizione di un blocco sociale moderato, quanto le categorie sociali ed economiche che non danno più fiducia – e non gli si può dare torto – a un Pd e a un Megafono litigiosi e inconcludenti.

La ricomposizione del blocco moderato in Sicilia si è già vista alle recenti elezioni politiche. Dove il centrodestra ha battuto il centrosinistra. Tra l’altro, in questa tornata amministrativa i due tradizionali ‘sfasciacarrozze’ del centrodestra dell’Isola – Raffaele Lombardo e Gianfranco Miccichè – sono ormai ridimensionati, se non scomparsi, e quindi non potranno produrre altri danni e, quindi, altri vantaggi al centrosinistra.

Il secondo fenomeno politico della Sicilia, non meno importante della ricomposizione del blocco sociale moderato, è la presenza dei grillini. Come già accennato, a livello nazionale – forse su input del gruppo di Bilderberg, che ormai detta legge nel nostro Paese – si è cercato di mettere in cattiva luce il Movimento 5 Stelle.

In un’Italia dove, ormai, tutto deve essere deciso e controllato dall’alto, alla faccia della democrazia (il nostro Alessandro Mauceri – l’articolo è ancora in pagina – racconta come, nel silenzio generale, l’Italia ha ceduto un altro ‘pezzo’ di sovranità nazionale alle massonerie finanziarie e bancarie europee: si tratta della Finanziaria nazionale, che non è più una prerogativa della Camera dei deputati e del Senato, ma dell’Europa ‘Unita’), un Movimento che parte dal basso dà fastidio. Da qui l’attacco al Movimento 5 Stelle con una lettura sbagliata e interessata dei risultati elettorali.

Solo che in Sicilia il Movimento 5 Stelle è già entrato nell’immaginario di tantissimi siciliani. I deputati grillini dell’Ars lavorano bene. Sono in prima linea nelle lotte sociali, dalla battaglia contro il Muos di Niscemi al folle elettrodotto di Terna nella Valle del Mela, a Messina, fino a tutte le battaglie legate alla tutela dell’ambiente e, in generale, del territorio.

Non sappiamo se i grillini confermeranno lo straordinario risultato delle elezioni regionali. Ma sappiamo che in tanti centri della Sicilia sono già un riferimento certo per tantissimi siciliani che chiedono azioni concrete e non chiacchiere.

Schiacciati da un centrodestra in forte rimonta e da un Movimento 5 Stelle che si va assestando, Pd, Megafono, le piccole formazioni politiche che orbitano nel centrosinistra e i singoli deputati ‘calamitati’ nell’area del Governo per motivi spesso non esattamente nobili si accingono ad affrontare un voto che, per loro, si annuncia difficile.

In questo scenario – anche alla luce di quello che è successo a Palermo alle ultime elezioni comunali – è bene che i grillini si attrezzino con i rappresentanti di lista…

 

Giulio Ambrosetti

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