Quello che state per cominciare a leggere non è un sondaggio. Sono, molto più semplicemente, impressioni. Per essere più precisi, si tratta di presagi, idee, considerazioni, testimonianze, precisazioni, indicazioni raccolte andando in giro per Palermo. Per provare a capire gli umori di una campana elettorale un po strana. Anzi, di due campagne elettorali. Eh già, perché con la nuova legge elettorale approvata lo scorso anno dallAssemblea regionale siciliana, le campagne elettorali, adesso, sono due: una per lelezione del sindaco e laltra per il rinnovo del Consiglio comunale.
Da quello che abbiamo capito, i palermitani non hanno ancora metabolizzatoa dovere la nuova legge elettorale. La differenza è enorme. In certi quartieri – nei quartieri popolari – prima entravano solo i più forti candidati di una lista per il Consiglio comunale. Si diceva a questa gente di votare soltanto per il candidato di Sala delle Lapidi. Poi il voto – con il meccanismo della lista collegata – andava automaticamente al candidato sindaco collegato, appunto, a una certa lista.
Oggi non è più così. Il risultato – che è la vera novità – è che bisogna spiegare che adesso debbono esprimere due voti: uno per il sindaco e laltro per il Consiglio comunale. E la cosa non è semplice. Molti elettori sono confusi. E il guaio è che ad essere confusi non sono solo gli elettori dei quartieri popolari, ma anche gli elettori della media borghesia, ci dice un candidato al Consiglio comunale.
Questa nuova legge – voto completamente disgiutno tra sindaco e Consiglio comunale e voto esplicito per il sindaco – è stata voluta dal Pd. Ma sembra una legge cucita addosso a Leoluca Orlando, candidato trasversale per definizione. Che infatti va come un treno.
Orlando è impegnato, per lo più, in una delle due campagne elettorali: quella, ovviamente, per il sindaco. Non si presenta con alcun simbolo. Sono il sindaco di tutti, dice. E ha ragione: infatti lo votano tutti.
I candidati al Consiglio comunale dei partiti di centro ormai sono rassegnati. Quando girano tra gli elettori, due volte su tre si sentono rispondere: Noi votiamo Orando. Inutile chiedergli il voto per il sindaco. Si limitano a spiegare che sì, loro votino pure Orlando, ma se lo vogliono possono anche votare per il loro partito.
E non è facile nemmeno questo – ci dice un candidato al Consiglio comunale in una lista di un partito di centro -. Qualche sera fa sono stato ad una riunione di amici. Una quarantina in tutto. Tutti giovani. Quasi tutti mi hanno detto che avrebbero votato Orlando sindaco. Mi sono presentato. Ho illustrato il mio programma. Erano ben disposti. Molti di loro, però, mi hanno posto la seguente domanda: non è che votando per te ci annullano il voto per Orlando sindaco?.
Labbiamo già detto: la nuova legge elettorale non è ancora stata digerita. Non è da escludere che, nel dubbio, ci siano elettori che voteranno solo per il sindaco. Per evitare problemi.
Quanto alle previsioni – o ai presagi – limpressione è che Orlando stia letteralmente volando. Ovunque: nel rettangolo della borghesia e nei quartieri popolari.
Con questa legge elettorale, lo ripetiamo, Olando entra ovunque. I sondaggi lo danno in netto vantaggio. E non sbagliano. Se non ci fossero quattro candidati di un certo peso – Fabrizio Ferrandelli, Massimo Costa, Marianna Caronia, Alesssandro Aricò – più lincognita di Tommaso Dragotto – Orlando avrebbe vinto al primo turno a redini basse, per dirla in gergo ippico.
Nonostante i quattro-cinque candidati di un certo peso, a vincere al primo turno Orlando ci sta provando lo stesso. Può sembrare una follia, vincere al primo turno contro quattro candidati strutturati nel sistema dei partiti. Ma giuriamo che ci sta provando.
E gli altri? A noi il più forte sembra Fabrizio Ferrandelli. Dietro di sé ha una bella organizzazione. Pesca ovunque. Soprattutto tra i giovani. Si aspetta qualcosa dal Pd. Un partito che ha provato a serrare le fila. La partita di Ferrandelli, allinterno del Pd di Palermo, è stata ed è quella di non apparire troppo schiacciato su Antonello Cracolici e su Giuseppe Lumia. E, in buona parte, sembra esserci riuscito. Allinizio mezzo Pd si rifiutava di votarlo. Oggi lo scenario è cambiato.
Una mano potrebbe dargliela Sel. Ma non sarà una grande mano. Perché molti elettori di questo partito tifano Orlando. Magari ai dirigenti di Sel questa cosa non piacerà: ma è così.
E Massimo Costa? Sembra un po in affanno. Ha cominciato come il candidato dellUdc e di una parte del Pdl. Del presidente dellArs, Francesco Cascio, per la precisione. E tale è rimasto: un candidato dellUdc – un partito che a Palermo non fa sognare, né come progetto politico, né come forza elettorale – e di una parte del Pdl targata Cascio. E questo non è un elemento che piace agli altri capi del partito di Palermo.
Certo, al Pdl e allUdc, in sostegno di Massimo Costa, è arrivato Grande Sud di Gianfranco Miccichè. Ma Micciché non è più quello di un tempo. La sua lista alle elezioni per il Consiglio comunale non sembra irresistibile. E, tra laltro, non è detto che tutti gli elettori di Grande Sud di Miccichè votino per Costa sindaco. Così come sembra ormai matematico – complice anche la nuova e già citata legge elettorale – che non tutti gli elettori del Pdl voteranno per Costa sindaco.
I leader di questi tre partiti lo hanno capito. Tanto che domani mattina, al Politeama, i capi di Pdl, Udc Grande cercheranno di inventarsi qualcosa per motivare i propri elettori. Il loro obiettivo, ormai, è arrivare al ballottaggio. Proveranno a far prenderea Costa un voto in più di Ferrandelli. Ci riusciranno?
Alessandro Aricò e Marianna Caronia sono simpatici. I sondaggi li danni dietro. Sarà vero? Certo, non hanno laria di potere insediare Orlando.
Poi cè Tommaso Dragotto. Unincognita, labbiamo detto. E in campagna elettorale da tempo. Si è impegnato fino allo spasimo. Impossibile fare previsioni.
Unaltra sorpresa potrebbe essere Riccardo Nuti, il candidato del Movimento 5 stelle. Domani, a sostenerlo, arriva a Palermo Beppe Grillo in persona. Appuntamento alle 18,00 in Piazza Crispi (Piazza Croci per i palermitani). Difficile dire quanti voti prenderà. Ma li prenderà. E li prenderà anche la lista per il Consiglio comunale.
Azzardiamo una previsione: tra le liste cosiddette minori che potrebbero superare il 5 per cento (questo è lo sbarramento, sotto il quale non si entra a Sala delle Lapidi), a nostro modesto parere cè proprio quella del Movimento a 5 stelle. Diciamo questo per un motivo semplice: perché è lunica formazione politica in grado di motivare il convitato di pietra di questa campagna elettorale: lastensionismo.
Già, lastensione. Non ci crederete, ma ci sono ancora candidati che girano promettendo posti di lavoro. La novità è, però, che la stragrande maggioranza dei palermitani non ci crede più.
La precedente campagna elettorale per le comunali, nel 2007, è stata contrassegnata dal clientelismo sul precariato (i risultati li stiamo vivendo in questi giorni con il caso Gesip). Ora non si può fare più. Otto o nove palermitani su dieci sanno che il Comune non solo non assumerà più nessuno, ma dovrà licenziare. Così, per la prima volta dal 1993 ad oggi, i candidati ad amministrare Palermo, nella stragrande maggioranza dei casi, non promettono posti di lavoro. Quanto meno al Comune.
Questo potrebbe generare disattenzione verso il momento elettorale. E astensionismo. Ed è in questo grande bacino dellastensionismo che Grillo e i grillini proveranno a pescare. Ci riusciranno? La partita è aperta.
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